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“La Grammatica dell’innovazione”: libro d’economia ispirato alle “Lezioni americane” di Calvino


La copertina del libro The Grammar of Innovation

Mercoledì 30 aprile si è tenuto un evento pubblico alla Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York, parte integrante della New York University (NYU) quale centro culturale universitario affiliato al Department of Italian Studies della NYU.
L’occasione è stata la presentazione del libro “The Grammar of Innovation” (La Grammatica dell’innovazione, Palgrave Macmillan, 2024) del professore Andrea Prencipe, economista e studioso di innovazione e di i, editorialista del Corriere della Sera. Il sottotitolo, “un’esplorazione letteraria del cambiamento tecnologico e organizzativo”, si incarica di anticipare la fonte d’ispirazione dell’opera, che sono le famose Lezioni americane di Italo Calvino di quasi 40 anni fa.

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L’innovazione è il motore eterno della evoluzione delle attività dell’uomo, e nella loro opera Prencipe e Sideri si impegnano – rivolgendosi ad un pubblico di lettori intellettualmente curiosi nel mondo dell’industria, dell’imprese, dell’accademia – ad indagare le modalità estetiche, concettuali, formali e filosofiche in cui l’innovazione si esprime.
Superficialmente uno potrebbe essere tentato di stabilire un apparentamento facile, o addirittura inevitabile, tra innovazione e libertà. L’analisi offre una lettura diversa, più complessa. “Innovare è creare nuove regole. Innovare è generare cambiamento che – a sua volta – genera valore economico, finanziario, sociale e educativo”, sostiene Prencipe. E se serve una guida, una “grammatica” per interpretare l’innovazione, la lettura delle Lezioni americane di Italo Calvino offre gli elementi di base per intraprendere il viaggio verso il futuro. Leggerezza, rapidità, esattezza, molteplicità, visibilità e coerenza, ecco i sei titoli/temi cardinali della sua ricerca.

“Tutte queste qualità hanno il sapore di proposte, di strumenti per il prossimo millennio. Ma hanno già ispirato scrittori e politici, scienziati, musicisti, filosofi e attori”, spiega Prencipe. “La forza del pensiero dello scrittore sanremese nelle sue Lezioni americane costituisce non solo una lente attraverso cui leggere il fenomeno innovazione, ma anche e soprattutto un metodo per innovare”.

Il segreto di ogni lezione può essere pienamente compreso, decodificato, soltanto se la qualità richiamata nel titolo ha l’antitesi nel suo opposto: essere leggeri nella pesantezza, rapidi nella lentezza, imprecisi nell’esattezza, visibili nell’invisibilità, singolari nella molteplicità, e forse coerenti nell’incoerenza e aperti nella chiusura.

“E nulla appare più vitale nell’innovazione della costante lotta interiore tra distruzione e creazione, trasformazione e rinascita, sintesi e analisi, tra il ‘notum’ (il noto) e il ‘novum’ (il nuovo)”, sostiene l’autore. “Nulla come l’innovazione è caratterizzato da una tensione tra opposti che sembra insolubile, ma che paradossalmente diventa il lievito per il futuro”.
Tale tensione è alla base del Metodo Calvino, approccio generativo per sviluppare una Grammatica dell’Innovazione.

“Promuovere e governare l’innovazione implica creare le condizioni ambientali favorevoli per generare il nuovo”, è la conclusione di Prencipe. “La Grammatica sottolinea l’importanza di una pedagogia per la trasformazione: essere educati all’innovazione significa essere capaci di cogliere i segnali deboli che arrivano da mondi lontani. E quindi seguire percorsi interdisciplinari come Italo Calvino che esplorava informatica, scienze, filosofia, oltre alle letterature, per imparare a governare sfide attuali e future e non adattarsi alle stesse”.
La sopra citata “lotta interiore tra distruzione e creazione” è un richiamo ovvio alla tesi centrale dell’economista Joseph Schumpeter il cui concetto di “distruzione creatrice”, esposto nella sua opera più importante sul tema, “Capitalismo, socialismo e democrazia” (1942), descriveva il processo in cui l’innovazione sconvolge le industrie e le aziende consolidate, facendo uscire dal mondo produttivo vecchie tecnologie e creandone di nuove. Ancora oggi, è una tesi basilare per il capitalismo. L’economia non è, dunque, la “dismal science”, la scienza triste come la definiva con disprezzo lo schiavista Thomas Carlyle nel 1849 per attaccare le tesi dell’economista classico John Stuart Mill, abolizionista. Nel libro di Prencipe e Sideri, e nel pensiero di Calvino, le incursioni tra le discipline sono la regola dell’innovazione moderna.

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Ai margini del convegno di New York, abbiamo chiesto al Professor Prencipe se Calvino aveva attinto al lavoro di Schumpeter nell’elaborare le sue Lezioni Americane, e che cosa ne pensasse nel 1988, al tempo delle sue lezioni di Harvard. Ma anche che cosa pensa lui, autore della Grammatica al giorno d’oggi, del parallelo culturale oggettivo tra la precedente tesi di Schumpeter e le Lezioni di Calvino di quasi mezzo secolo dopo. Ecco che cosa ci ha risposto: “Non ci sono evidenze dirette che Calvino si sia ispirato a Schumpeter nella stesura delle Lezioni Americane. Tuttavia, entrambi condividono una sensibilità per concetti – per esempio il nesso tra continuità e discontinuità, la centralità della trasformazione, la rilevanza degli ossimori.” “Il parallelo è certamente affascinante,” continua Prencipe. “La distruzione creatrice di Schumpeter mette al centro l’innovazione come forza che rompe gli equilibri e genera nuove configurazioni sociali ed economiche. Le Lezioni di Calvino possono essere lette come atteggiamenti mentali per affrontare il futuro. Pertanto, entrambi non solo sono interessati al cambiamento – ma si interrogano su come agire, pensare e creare nel mezzo della discontinuità, sia essa economica o culturale. Il parallelo – a mio avviso – non è testuale, ma culturale: Schumpeter e Calvino condividono un’intuizione sul carattere radicalmente trasformativo della modernità. In Calvino troviamo una ‘grammatica’ per attraversarla poeticamente; in Schumpeter, una teoria per descriverla economicamente.”



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