INTRODUZIONE
Saluti della Direttrice del Goethe Institut – Jessica Kraatz Magri
Saluti dell’Assessore alla Cultura di Roma – Massimiliano Smeriglio
Presentazione della giornata del Forum del libro – Chiara Faggiolani (Presidente Forum del libro)
Le politiche culturali adottate negli ultimi anni in Italia riflettono la necessità di affrontare le sfide imposte dai mutamenti sociali ed economici, evidenziando il ruolo centrale della lettura come fattore di coesione e sviluppo. Nel quadro delle iniziative promosse a livello nazionale, emerge con particolare rilievo il Piano Nazionale d’Azione per la Promozione della Lettura, che si propone di coordinare gli sforzi di istituzioni pubbliche e private per rendere la lettura un’esperienza diffusa e condivisa. L’approccio adottato non si limita a interventi sporadici o mirati esclusivamente a contesti scolastici, ma abbraccia un concetto più ampio di accessibilità culturale, che passa attraverso biblioteche, librerie indipendenti, eventi letterari e spazi di confronto aperti.
Da oltre vent’anni, il Forum del Libro, in collaborazione con altre istituzioni e associazioni del settore, promuove un dialogo costante tra le diverse realtà della filiera del libro, sottolineandone il ruolo centrale nella diffusione e nella valorizzazione della lettura. L’incontro tra editori, autori, bibliotecari, insegnanti e lettori è essenziale per costruire una rete solida capace di sostenere la lettura anche nei momenti di crisi. La necessità di strategie condivise diventa ancora più urgente alla luce dei dati sulla lettura in Italia, che evidenziano un calo progressivo dei lettori, soprattutto tra le fasce adulte della popolazione, e un incremento delle disuguaglianze nell’accesso ai libri e ai contenuti culturali.
All’interno di questo scenario, un’attenzione particolare deve essere riservata alla relazione tra lettura e inclusione sociale. L’accesso ai libri non può essere considerato un privilegio riservato a pochi, ma deve essere garantito come diritto universale. Il concetto di welfare culturale, ormai ampiamente discusso nel dibattito pubblico, evidenzia come la cultura possa e debba svolgere un ruolo chiave nel contrasto alla povertà educativa, promuovendo pari opportunità e fornendo strumenti per interpretare la realtà in modo critico e consapevole. È in quest’ottica che nascono iniziative come la Carta della Cultura, un sostegno economico destinato alle famiglie più vulnerabili per facilitare l’acquisto di libri e l’accesso ad attività culturali.
La lettura non è solo un’attività intellettuale, ma incide direttamente sulla qualità della vita delle persone e sulla loro capacità di orientarsi in un mondo complesso. I dati mostrano come leggere sviluppi competenze fondamentali come il pensiero critico, l’empatia e la capacità di analisi, qualità indispensabili in un contesto lavorativo sempre più dinamico e interconnesso.
Tuttavia, persiste ancora una percezione distorta secondo cui leggere sarebbe un’attività marginale o non essenziale per il successo professionale e personale. In realtà, investire nella promozione della lettura significa investire nel capitale umano di un paese, migliorandone il tessuto sociale ed economico.
Un altro aspetto essenziale riguarda il ruolo delle nuove tecnologie e della lettura digitale. Se da un lato si assiste a un aumento dei gruppi di lettura e delle comunità letterarie online, dall’altro permane la sfida legata alla qualità della lettura nell’era della fruizione rapida e superficiale dei contenuti. La diffusione del digitale ha certamente ampliato le possibilità di accesso ai testi, ma al tempo stesso ha sollevato interrogativi sul mantenimento della capacità di concentrazione e comprensione. Per questo motivo, è necessario adottare politiche che non contrappongano lettura cartacea e digitale, ma che valorizzino entrambi gli strumenti in modo complementare.
Nel contesto europeo, l’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale. Pur vantando una tradizione letteraria e culturale tra le più ricche al mondo, il paese registra uno dei tassi di lettura più bassi d’Europa. Questo dato impone una riflessione profonda sulle strategie da adottare per invertire la tendenza, attraverso un impegno congiunto tra istituzioni, scuola, università e imprese culturali. La lettura deve essere riconosciuta come un elemento essenziale per la crescita democratica e civile, e non solo come un’attività di svago. In questo senso, le esperienze di altri paesi europei possono fornire spunti utili per implementare politiche più efficaci e sostenibili nel lungo periodo.
Il dialogo tra politica, cultura ed economia si rivela quindi imprescindibile per definire una strategia di sistema capace di sostenere il mondo del libro e della lettura. Inoltre, le sfide del settore non riguardano solo la produzione e la distribuzione dei libri, ma investono il futuro stesso della società. Ogni iniziativa che favorisce l’accesso ai libri e alla cultura rappresenta un contributo essenziale alla costruzione di una comunità più informata, solidale e preparata al futuro.
SESSIONE I LIEVITO – LETTURA E SVILUPPO
Lettura, tempi di vita e relazioni sociali – Linda Laura Sabbadini (ISTAT)
Negli ultimi quindici anni, il panorama socioeconomico italiano ha attraversato una serie di trasformazioni profonde, scandite da crisi successive che hanno ridefinito equilibri e dinamiche collettive. Il 2008 ha segnato l’inizio di una fase turbolenta, che si è protratta fino a oggi, in cui gli effetti delle crisi finanziarie, economiche e sanitarie si sono sovrapposti, generando impatti significativi non solo a livello macroeconomico, ma anche nella vita quotidiana delle persone. In un simile contesto, il rapporto con la cultura, e in particolare con la lettura, ha subito mutamenti sostanziali, riflettendo le nuove priorità, le difficoltà e le opportunità emergenti.
L’analisi delle crisi che si sono succedute evidenzia come la loro durata e la loro profondità abbiano inciso sulla coesione sociale e sulla percezione del futuro. Dopo un periodo di crescita economica che ha caratterizzato la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, la recessione del 2008-2009 ha rappresentato un punto di rottura, imponendo una riconsiderazione delle strategie di sviluppo e delle politiche pubbliche. Le conseguenze di questa prima crisi si sono fatte sentire a lungo, determinando un impoverimento progressivo delle relazioni sociali e un’accentuata fragilità di alcune fasce di popolazione. La successiva crisi del 2011 ha ulteriormente aggravato il quadro, colpendo segmenti specifici del mercato del lavoro e inasprendo le disuguaglianze economiche.
L’uscita da questa fase critica è stata rallentata da una ripresa economica incerta, che ha visto un miglioramento nei dati occupazionali tra il 2014 e il 2019, ma senza riuscire a compensare le perdite accumulate negli anni precedenti. Proprio quando si intravedevano segnali di stabilizzazione, la pandemia da COVID-19 ha nuovamente sconvolto ogni previsione, imponendo misure di contenimento che hanno avuto effetti immediati sul tessuto produttivo e sulla vita sociale. Il lockdown ha ridefinito le abitudini e i modelli di consumo culturale, evidenziando l’importanza della lettura come spazio di riflessione e rifugio dalla frenesia del quotidiano, ma anche le difficoltà legate alla diminuzione delle occasioni di socialità fisica.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi da questa fase storica riguarda l’impatto delle nuove tecnologie e della digitalizzazione nel rapporto con la lettura e con la cultura in generale. L’aumento della personalizzazione nei consumi culturali ha determinato una maggiore frammentazione nelle modalità di accesso ai contenuti, con la crescita dell’offerta digitale che ha affiancato e, in alcuni casi, sostituito la tradizionale fruizione cartacea. Le possibilità offerte dagli audiolibri e dai podcast hanno aperto nuovi scenari, rendendo la lettura un’attività integrabile nella routine quotidiana, ma ponendo anche interrogativi sulla profondità dell’esperienza di lettura e sulla sua capacità di sviluppare competenze cognitive e critiche.
Un ulteriore elemento da considerare è il ruolo della lettura nel contesto delle nuove generazioni. I giovani di oggi si trovano ad affrontare una realtà in cui l’accesso all’informazione è pressoché illimitato, ma in cui la capacità di selezionare e comprendere i contenuti diventa sempre più cruciale. Il rapporto con il libro si configura quindi in modo diverso rispetto al passato: se da un lato si registra un aumento dell’interesse per la lettura condivisa, attraverso gruppi e community online, dall’altro si evidenzia una diminuzione del tempo dedicato alla lettura individuale e alla riflessione approfondita sui testi. La sfida delle istituzioni culturali è quindi quella di adattarsi a questi cambiamenti, offrendo strumenti capaci di intercettare le esigenze delle nuove generazioni senza rinunciare alla qualità dei contenuti.
In questo scenario, la lettura assume anche una valenza politica e sociale. Il divario tra chi legge abitualmente e chi non ha accesso alla cultura si traduce in una disuguaglianza di opportunità, che incide direttamente sulla partecipazione alla vita democratica e sulla costruzione di una cittadinanza consapevole. Un paese in cui si legge poco è un paese più vulnerabile di fronte alla disinformazione, alla polarizzazione delle opinioni e alla diffusione di fenomeni sociali preoccupanti. Per questo motivo, la promozione della lettura deve essere considerata una priorità strategica, attraverso politiche pubbliche mirate e investimenti nel settore culturale.
Il concetto di welfare culturale diventa quindi centrale nel dibattito sulle politiche educative e sociali. Rendere la cultura accessibile significa garantire a tutti i cittadini la possibilità di sviluppare strumenti critici e di crescita personale, contribuendo alla costruzione di una società più equa e resiliente.
Iniziative come la creazione di biblioteche di quartiere, la promozione della lettura nelle scuole e il sostegno alla piccola e media editoria rappresentano azioni fondamentali per contrastare il declino della lettura e per rafforzare il legame tra cultura e benessere collettivo.
Un altro aspetto interessante riguarda la dimensione di genere nel rapporto con la lettura. I dati mostrano come le donne leggano più degli uomini, nonostante siano spesso impegnate in una molteplicità di attività quotidiane che riducono il tempo a disposizione per la lettura. Questo fenomeno suggerisce che per molte donne il libro rappresenta uno spazio di libertà e di autodeterminazione, un modo per ritagliarsi un momento di riflessione personale in una vita segnata dalla frammentazione del tempo e dalla necessità di conciliare lavoro, famiglia e cura di sé.
Guardando al futuro, il settore culturale dovrà affrontare sfide complesse, ma anche opportunità legate alla trasformazione dei modelli di fruizione e alla necessità di ripensare le strategie di promozione della lettura, non attraverso misure emergenziali, ma con una visione di lungo periodo che metta al centro il valore sociale e civile del libro.
CASI
Libri e lettura: spesa o investimento? Tavola rotonda – modera Maria Teresa Carbone (Forum del Libro)
Arianna Spigolon (Fondazione Compagnia di San Paolo – Responsabile della Missione Sviluppare Competenze dell’Obiettivo Cultura)
Il progetto Cultura per Crescere, attivo nella Regione Piemonte, nasce con l’obiettivo di contrastare le disuguaglianze fin dalla prima infanzia, ponendo la cultura al centro delle politiche di sviluppo territoriale e sociale. Promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, il progetto si inserisce all’interno di un piano strategico quadriennale (2025-2028), che si sviluppa attorno a tre assi fondamentali: il territorio, la riduzione delle disuguaglianze e la valorizzazione della cultura come risorsa imprescindibile per lo sviluppo delle comunità e delle persone. Infatti, l’approccio dell’iniziativa si basa sull’idea che la cultura non sia un elemento accessorio, ma uno strumento essenziale per la crescita individuale e collettiva, soprattutto per le nuove generazioni. Tuttavia, affinché ciò si traduca in un impatto concreto, è fondamentale investire nello sviluppo delle competenze, permettendo a tutti di accedere e partecipare attivamente alla vita culturale.
Cultura per Crescere è un’azione di sistema che coinvolge circa 300 comuni piemontesi attraverso un bando dedicato, prendendo ispirazione dall’esperienza consolidata di Nati per Leggere. Questo modello, basato sulla promozione della lettura nella prima infanzia, ha permesso di costruire una rete di sostegno pubblico-privata in cui le biblioteche assumono un ruolo centrale all’interno delle politiche educative per i più piccoli. Il progetto si fonda sulla costruzione di alleanze territoriali, attraverso la definizione di obiettivi condivisi e la creazione di partnership strategiche. Uno dei primi partner coinvolti è il Cultural Welfare Center (CCW), un’organizzazione di rilevanza nazionale che ha lavorato fianco a fianco con bibliotecari e operatori culturali per rafforzare le loro competenze, riconoscendo il valore della lettura come leva di sviluppo trasversale. L’obiettivo non è solo promuovere la lettura, ma utilizzare la cultura come strumento di coesione sociale, in grado di intrecciarsi con altre dimensioni della vita comunitaria, dall’educazione alla cittadinanza attiva.
Parallelamente, è stato avviato un ulteriore percorso in collaborazione con il CCW e la Regione Piemonte, dedicato alla realizzazione di bilanci di sostenibilità territoriali. Questi strumenti si basano sull’esperienza dei bilanci sociali delle organizzazioni culturali, che permettono di rendicontare il proprio impatto sulla società. L’obiettivo è allargare questa pratica al territorio, creando reti che intrecciano cultura, sostenibilità sociale ed economica.
In questo contesto, Cultura per Crescere non si limita alla sola promozione della lettura, ma si estende alla costruzione di un ecosistema culturale sostenibile, capace di legittimare e riconoscere la cultura come un valore centrale per la crescita dei territori e delle persone che li abitano.
Massimiliano Massimelli (Direttore Generale Fondazione Terzo Luogo)
La Fondazione Terzo Luogo, nata nel 2019, ha come obiettivo la creazione di spazi di aggregazione accessibili, in cui la cultura possa diventare un elemento centrale della vita comunitaria, con particolare attenzione al riuso delle infrastrutture urbane e al loro impatto sull’inclusione sociale. Il concetto di “terzo luogo”, al centro della visione della Fondazione, si riferisce a quegli spazi che non rientrano nelle categorie tradizionali della casa o del lavoro, ma che offrono un ambiente intermedio per l’incontro, lo scambio e la costruzione di relazioni. Poiché, il tempo dedicato alla lettura e alla crescita culturale non deve necessariamente essere relegato a momenti privati, ma può trovare una collocazione anche in luoghi aperti, capaci di generare nuove dinamiche sociali.
Attualmente, la Fondazione sta sviluppando due progetti distinti a Milano e Napoli, con approcci differenti ma accomunati dall’idea di integrare la lettura in spazi di aggregazione. A Milano, è in corso la riqualificazione di un’ex cascina situata nel quartiere San Siro, destinata a diventare un centro culturale multifunzionale. Visti i lunghi tempi di ristrutturazione, è stato creato uno spazio temporaneo accanto alla cascina, dove sono già attive iniziative di lettura, laboratori e incontri con autori. Questo ha permesso di avviare un dialogo con il territorio, coinvolgendo la comunità prima ancora del completamento del progetto. Inoltre, l’accordo con il Comune di Milano ha consentito di coniugare risorse private e pubbliche, garantendo che il progetto non sia isolato, ma integrato nelle politiche culturali cittadine.
A Napoli, invece, la Fondazione ha acquistato e sta ristrutturando un palazzo storico nel centro della città. Il modello adottato è quello della co-gestione pubblico-privata, in cui il Comune di Napoli e le associazioni del territorio collaborano per costruire un’infrastruttura culturale destinata a diventare un punto di riferimento per il quartiere. Anche in questo caso, la Fondazione ha deciso di non attendere il completamento dei lavori per avviare le attività, ma di rendere gradualmente disponibili gli spazi già pronti. Attualmente, infatti, 800 metri quadrati del palazzo sono operativi e ospitano incontri, attività di lettura e progetti educativi. L’aspetto più innovativo di questo intervento è l’adozione della “pedagogia dell’ascolto”, un approccio che prevede di sviluppare le attività culturali in risposta ai bisogni espressi direttamente dalla comunità, evitando di imporre dall’alto un modello predefinito.
Per garantire la sostenibilità dei progetti a lungo termine, la Fondazione ha avviato collaborazioni con università, enti di ricerca e istituzioni locali. Inoltre, la sperimentazione di modelli di gestione innovativi, come i bilanci di sostenibilità, permette di monitorare gli effetti delle iniziative culturali sul territorio e di adattare costantemente le strategie in base ai risultati ottenuti.
Claudia Corazza (BPER Banca – Responsabile Ufficio Sponsorship & Events)
BPER investe 11 milioni di euro ogni anno in progetti di sostegno alle comunità, di cui 1 milione è specificamente destinato alla promozione della lettura. Questo investimento si concretizza in diversi modi:
- Sostegno a premi letterari di rilevanza nazionale, come il Premio Strega, il Premio Salerno Libro d’Europa e il Premio Rapallo dedicato alle scrittrici.
- Partecipazione a festival e rassegne letterarie, tra cui il Salento Book Festival e il Taobook Festival a Taormina.
- Finanziamento di iniziative locali, come incontri con autori, eventi letterari e attività promosse da biblioteche e librerie.
Un progetto particolarmente innovativo portato avanti da BPER è stata la creazione del Comitato di Lettura Interno per il Premio Strega, composto da dodici dipendenti della banca, con il compito di leggere e valutare le opere in concorso, esprimendo un voto ufficiale per la selezione dei finalisti.
L’iniziativa ha suscitato grande entusiasmo tra i dipendenti, dimostrando che la lettura può essere un elemento di coesione aziendale. I partecipanti hanno organizzato quattro incontri online, fuori dall’orario di lavoro, durante i quali hanno discusso delle opere lette, condividendo impressioni e analisi critiche. Il tutto è stato coordinato dalla scrittrice e giornalista Valentina Farinaccio, che ha facilitato il dialogo tra i lettori.
Questa esperienza dimostra che l’investimento in cultura non è solo una strategia di corporate social responsibility, ma un modo concreto per contribuire alla crescita del tessuto sociale e per creare un legame più forte tra impresa e comunità.
L’iniziativa ha riscosso un tale successo che BPER sta valutando l’estensione del modello ad altri premi letterari e la creazione di nuovi gruppi di lettura aziendale. Inoltre, la banca collabora con altre istituzioni culturali, come la Casa Editrice Il Mulino e le librerie indipendenti, con le quali organizza incontri e dibattiti aperti al pubblico.
Andrea Rubera (TIM – Head of Diversity, Belonging & Inclusion)
TIM ha condotto una ricerca interna su oltre 1000 dipendenti, per analizzare le loro abitudini di lettura e il possibile impatto di questa pratica sul lavoro. I risultati sono stati sorprendenti:
- Solo il 4,7% degli intervistati ha dichiarato di non leggere affatto.
- Il 40% ha affermato di leggere più di 8 libri all’anno, con una forte preferenza per la narrativa rispetto ai testi legati alla formazione professionale.
- Il 95% ritiene che la lettura abbia un impatto positivo sulla propria vita lavorativa, migliorando la gestione dello stress, la capacità di problem solving e l’empatia nei confronti di colleghi e clienti.
Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio è che chi legge regolarmente tende ad avere migliori opportunità di crescita professionale. Questo dato trova conferma anche in studi economici internazionali, che hanno dimostrato come l’abitudine alla lettura sia correlata a una maggiore capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo del lavoro.
Un’altra iniziativa innovativa lanciata da TIM è stato il programma di volontariato per la lettura ad alta voce, realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia e con l’Associazione Lettura ad Alta Voce. Questo progetto ha coinvolto 143 dipendenti, che hanno seguito un corso di formazione per imparare le tecniche di lettura espressiva e successivamente hanno partecipato a sessioni di lettura in ospedali, carceri e case-famiglia. La lettura ad alta voce è stata riconosciuta come uno strumento di inclusione e benessere, capace di creare legami emotivi e di favorire l’integrazione di persone in situazioni di fragilità.
Lo stato di salute dell’editoria europea – Sonia Draga (Presidente Federazione degli Editori Europei – FEP) L’editoria europea sta attraversando una fase di cambiamento significativa, caratterizzata da dinamiche molto diverse tra i vari paesi. Non esiste una situazione uniforme, poiché ogni mercato editoriale segue traiettorie di sviluppo specifiche, influenzate da fattori economici, tecnologici e culturali.
In Italia, Germania e Polonia, il settore sta registrando una lieve crescita del fatturato, segno di una stabilità che, pur senza forti slanci, consente all’industria del libro di mantenere una posizione solida. Diversa è la situazione della Spagna, dove si registra un incremento del 10%, un dato che la colloca tra i mercati editoriali più dinamici del momento. Nei paesi scandinavi, la crescita dell’editoria è trainata soprattutto dagli audiolibri, un fenomeno che da un lato sta ampliando le opportunità di lettura e diversificando l’offerta editoriale, ma dall’altro solleva interrogativi sulle possibili conseguenze per il libro cartaceo, il cui mercato sta subendo un progressivo ridimensionamento. Questa transizione rappresenta una delle sfide più complesse per il settore, che deve adattarsi alle nuove abitudini di consumo senza perdere di vista la centralità dell’oggetto libro come elemento culturale e identitario.
Un esempio delle difficoltà strutturali che ostacolano la crescita equilibrata del settore è rappresentato dalla Polonia, dove manca una collaborazione sistematica tra editori e librai. Questo divario evidenzia la necessità di strategie più organiche, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo, per garantire che il mercato del libro possa svilupparsi in modo omogeneo. L’assenza di sinergie tra i vari attori della filiera del libro rischia di frammentare il settore e di penalizzare le librerie indipendenti, che rappresentano un anello fondamentale per il rapporto tra lettori e autori.
Nonostante queste differenze e criticità, l’editoria europea nel suo complesso continua a crescere, seppur in modo disomogeneo. La capacità di adattamento alle nuove tecnologie e la diversificazione dell’offerta editoriale contribuiscono a mantenere una tendenza positiva, ma il settore deve affrontare sfide importanti per consolidare questa crescita e renderla più strutturale. In questo scenario, il ruolo del Forum del Libro assume una valenza strategica. Riunendo editori, librai, bibliotecari e insegnanti, l’Associazione rappresenta un ecosistema fondamentale non solo per la promozione della lettura, ma anche per la sperimentazione di approcci innovativi capaci di rafforzare l’intero sistema del libro.
Piano Olivetti: la catena del valore della cultura – dialogano Alessandro Giuli (Ministro della Cultura) e Chiara Faggiolani
CF: Il Forum del Libro rappresenta un momento di confronto in cui mettere in relazione diversi livelli di azione per la promozione della lettura: il livello delle politiche pubbliche, il livello intermedio rappresentato da fondazioni e imprese che possono contribuire alla promozione della cultura, e infine il livello dal basso, che coinvolge direttamente i cittadini e le comunità.
Quali sono le strategie del Ministero della Cultura per promuovere la lettura e rafforzare la cittadinanza culturale nei prossimi anni?
AG: Negli ultimi decenni, il discorso pubblico sulla lettura è stato spesso permeato da un senso di desolazione e rassegnazione, alimentando la percezione di un generale disinteresse verso la filiera editoriale e l’accesso ai libri. Tuttavia, questa visione non coglie appieno la complessità del problema. Non è solo una questione di attenzione politica o di volontà istituzionale: la vera criticità sta nella mancanza di strategie strutturali e di risorse adeguate, capaci di trasformare la lettura in un diritto accessibile. Per affrontare questa sfida, è necessario superare la siccità culturale che caratterizza molte periferie e aree interne del Paese. La distribuzione disomogenea delle infrastrutture culturali ha contribuito ad alimentare un divario sempre più evidente tra centro e periferia, tra chi ha accesso ai libri, alle biblioteche, alle librerie e chi, invece, si trova in territori privi di queste opportunità.
Il Piano Olivetti nasce proprio con l’obiettivo di invertire questa tendenza, fornendo un segnale chiaro accompagnato da un investimento economico strutturato. Anche se i fondi disponibili non possono colmare ogni lacuna, è fondamentale iniziare a costruire un nuovo modello di accesso alla cultura, in grado di offrire risposte concrete a lungo termine. Con una dotazione finanziaria compresa tra 40 e 50 milioni di euro, il Piano Olivetti si pone come una strategia di intervento mirata, volta anche a ridurre il divario tra centro e periferia non solo sul piano infrastrutturale, ma anche su quello demografico e sociale. Esistono territori in cui lo spopolamento e la crisi economica hanno ridotto drasticamente la domanda di servizi culturali, portando alla chiusura di biblioteche e librerie. In queste realtà, è necessario un intervento che non si limiti al finanziamento, ma che punti a riattivare e valorizzare le energie culturali già esistenti.
Il “Decreto Cultura”, all’interno del quale si inserisce il Piano Olivetti, rappresenta un passo fondamentale per riconnettere le esigenze dei cittadini con una nuova idea di accesso alla conoscenza. Un punto centrale di questa strategia è la collaborazione tra pubblico e privato, che deve diventare la chiave per creare soluzioni sostenibili e replicabili su tutto il territorio nazionale. Non si tratta solo di assegnare risorse, ma di costruire un ecosistema culturale che metta in rete biblioteche, librerie di prossimità, scuole e associazioni culturali, rendendo la lettura parte integrante della vita quotidiana delle persone.
CF: Le biblioteche e le infrastrutture culturali sono fondamentali, ma oggi esistono anche iniziative che promuovono la lettura senza essere legate a luoghi fisici. Questo dimostra come l’accesso ai libri possa essere garantito anche attraverso modelli innovativi.
Un aspetto cruciale da considerare è che le biblioteche e le infrastrutture culturali rientrano tra i determinanti sociali della salute. Il settore sanitario ha ormai compreso il valore della cultura e il suo impatto sul benessere delle persone, ed è necessario che anche il mondo della cultura e delle politiche pubbliche ne colga appieno il potenziale. In quest’ottica, il legame tra lettura, biblioteche e salute rappresenta una grande opportunità di sviluppo e innovazione sociale.
Tuttavia, la distribuzione delle biblioteche in Italia è fortemente disomogenea: il 51% è concentrato in sole cinque regioni, mentre il 30% dei comuni è privo di infrastrutture dedicate ai libri, con 32 milioni di persone che vivono in aree dove l’accesso alla lettura è limitato o assente. Le zone più carenti sono spesso le stesse che soffrono di difficoltà di accesso ai servizi essenziali, come le aree montane e interne.
Oltre alla presenza fisica delle strutture, è fondamentale investire nelle reti di collaborazione, nel personale qualificato e nella formazione professionale per rendere le biblioteche veri presidi culturali.
Il Piano Olivetti, applicato alle biblioteche, non è solo un intervento infrastrutturale, ma un modello di inclusione e sviluppo umano, pensato per rafforzare l’intera catena del valore della cultura.
Quali sono gli impatti attesi nel medio-lungo periodo?
AG: L’obiettivo principale dell’intervento non è semplicemente rispondere a una crisi momentanea, ma avviare un processo di trasformazione culturale irreversibile, capace di radicarsi nei territori e di generare cambiamenti duraturi. Sebbene l’impatto dell’iniziativa sarà valutabile nell’arco di tre anni, in linea con la durata del mandato ministeriale, il lavoro sulla catena del valore della cultura non può esaurirsi nell’azione del solo Ministero della Cultura. È necessaria una strategia che vada oltre il singolo intervento, creando un sistema capace di autosostenersi e di rispondere ai bisogni culturali delle comunità anche nel lungo periodo.
Attualmente, i fondi stanziati non saranno sufficienti per garantire risultati definitivi, ma rappresentano un primo passo essenziale per innescare un cambiamento strutturale.
La vera sfida non è solo quella di investire risorse, ma di costruire un sistema di risposte dal basso, che favorisca la nascita e il consolidamento di servizi culturali nei territori in cui oggi esistono solo in forma latente. Per farlo, è fondamentale adottare un nuovo modello di riorganizzazione delle biblioteche, che non le consideri esclusivamente come centri di prestito, ma come spazi di aggregazione e partecipazione culturale. Considerando anche che il valore della lettura non si esaurisce nell’atto individuale, ma si amplifica attraverso la ritualità dell’incontro e dello stare insieme, creando occasioni di dialogo tra identità diverse e rafforzando il tessuto sociale. Restituire valore a questi spazi significa riattivare la vitalità culturale dei territori, offrendo alle comunità luoghi in cui la cultura non sia solo fruibile, ma vissuta e condivisa.
Per rendere questo processo efficace, è necessario costruire un ecosistema sostenibile, in cui biblioteche e librerie di prossimità collaborino per garantire un accesso equo alla lettura e alla cultura.
Entro tre anni si potranno verificare solo risultati parziali, ma è chiaro che l’impegno deve svilupparsi su due livelli complementari. Da un lato, l’azione interna del Ministero della Cultura, che fornisce il quadro normativo ed economico per sostenere il progetto; dall’altro, il coinvolgimento di altre istituzioni pubbliche e private, che possono contribuire a consolidare e ampliare l’impatto dell’iniziativa.
CF: La piena attuazione del piano non può prescindere dalla collaborazione con altri soggetti istituzionali, poiché molte delle questioni che si vogliono affrontare rientrano nelle competenze di altri livelli di governo. Pensiamo, ad esempio, all’urbanizzazione, alla gestione del territorio, al ruolo delle regioni e degli enti locali. Come si può lavorare concretamente per garantire un’efficace sinergia tra i diversi livelli istituzionali? E quali strategie possono essere adottate per superare la frammentazione delle competenze, affinché le biblioteche possano davvero diventare modelli culturali e sociali di riferimento per le comunità?
AG: È fondamentale adottare un approccio interministeriale per affrontare in modo efficace la carenza di infrastrutture culturali nel Paese. Il Ministero della Cultura da solo non può rispondere a questa sfida in maniera sistematica; è necessario coinvolgere attivamente anche il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e gli Enti Locali. Solo attraverso un’azione congiunta e coordinata sarà possibile garantire che la cultura diventi un elemento strutturale dello sviluppo territoriale e sociale.
Un esempio concreto di questa visione è l’istituzione di un finanziamento stabile di 300 mila euro annui per il Memoriale della Shoah di Milano (Binario 21). Questo luogo non è solo un centro di ricerca sulla memoria dell’Olocausto, ma è diventato anche uno spazio di aggregazione per i giovani, dimostrando che la cultura può essere parte integrante della vita quotidiana e del tessuto urbano.
Un altro aspetto cruciale riguarda l’integrazione tra cultura, trasporti e servizi sociali. In molte aree del Paese, l’accesso ai luoghi della cultura è reso difficile da un sistema di trasporti inadeguato, che penalizza chi vive in zone più isolate o svantaggiate. Per questo motivo, si sta lavorando per allineare i finanziamenti culturali con gli interventi infrastrutturali, affinché la cultura non rimanga isolata, ma sia parte di un modello più ampio di sviluppo territoriale. Questo significa non solo potenziare le biblioteche e le librerie, ma anche garantire che siano facilmente raggiungibili, creando un ecosistema culturale integrato in cui ogni cittadino possa avere un accesso equo e diffuso alla conoscenza e alla partecipazione culturale.
CF: La Legge 13 febbraio 2020, n. 15 – “Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura” ha introdotto disposizioni specifiche per la promozione e il sostegno della lettura. Quali passi devono essere compiuti per rafforzarne l’efficacia?
AG: Il primo passo è ascoltare il territorio, perché il benessere culturale nasce dalla consapevolezza delle necessità delle persone. È fondamentale comprendere i bisogni delle comunità e garantire che le infrastrutture culturali rispondano in modo efficace a queste esigenze.
Il secondo aspetto riguarda l’innovazione digitale, che deve affiancare la presenza fisica dei presidi culturali. L’obiettivo è quello di sviluppare un’applicazione (App Olivetti), che permetta di integrare l’offerta culturale e i servizi pubblici, fornendo un accesso immediato alle informazioni essenziali. Attraverso questa piattaforma, i cittadini potranno conoscere le biblioteche più vicine, le RSA di riferimento, gli ospedali e i servizi sociali di prossimità, creando un collegamento diretto tra cultura e welfare. L’idea è che la cultura non debba essere un’entità separata, ma un elemento trasversale che permea ogni aspetto della vita quotidiana, dai luoghi fisici alla dimensione digitale, dai servizi sociali alla mobilità.
L’impegno del Ministero è quello di trasformare questi progetti in azioni concrete e durature, che possano realmente incidere sulla vita delle persone e garantire che la lettura diventi una risorsa accessibile a tutti, indipendentemente dal luogo di residenza o dalla condizione economica. La cultura è un diritto e deve essere tutelata come tale.
CF: Questo strumento potrà diventare un veicolo informativo fondamentale, favorendo un accesso più equo alla cultura e ai servizi pubblici. Il suo sviluppo si inserisce nella visione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha riconosciuto il ruolo della cultura come fattore determinante per il benessere sociale.
Si tratta di un approccio innovativo e inclusivo, che lega la cultura ai principi della prescrizione sociale. In questo contesto, l’OMS ha pubblicato un manuale guida per l’implementazione della prescrizione sociale, riferimento fondamentale per integrare la cultura nei sistemi di welfare, recentemente tradotto in Italia dal Cultural Welfare Center.
Europa e lettura: l’Italia al tavolo delle idee – dialogano Ricardo Franco Levi (ex Presidente Federazione degli Editori Europei) e Giovanni Solimine (Presidente onorario Forum del Libro)
GS: Analizzando i dati economici, l’Italia si colloca tra i principali produttori di libri in Europa, con un’industria editoriale solida e competitiva. Tuttavia, spostando l’attenzione sui livelli di lettura della popolazione, emerge una realtà ben diversa: il nostro Paese si posiziona tra quelli con i tassi di lettura più bassi, avvicinandosi a stati con condizioni socio-economiche più fragili, piuttosto che a nazioni come Francia, Germania o Inghilterra. Quale ruolo può avere l’Europa nel colmare questo divario?
RFL: L’Unione Europea ha competenze limitate in materia di promozione della cultura e della lettura, lasciando queste politiche alla gestione dei singoli stati membri. Dal punto di vista industriale, l’Italia è la quarta potenza editoriale in Europa e negli anni ha adottato provvedimenti innovativi che hanno avuto un impatto significativo sul settore del libro. Misure come la regolamentazione dei prezzi, il sostegno alla lettura per i più giovani, le campagne a favore delle librerie indipendenti e il riconoscimento del libro come bene essenziale hanno contribuito a consolidare il mercato editoriale, soprattutto durante la pandemia, quando le librerie sono rimaste aperte mentre altre attività subivano restrizioni.
Tuttavia, senza il supporto di politiche strutturali e di lungo periodo, l’impatto di questi provvedimenti rischia di rimanere limitato. Inoltre, il problema dell’Italia non è solo legato alla stabilità delle politiche, ma anche al calo generale dei livelli di lettura, un fenomeno che riguarda tutta l’Europa. I dati mostrano un peggioramento della comprensione del testo tra gli studenti, un trend aggravato dalla pandemia e dalle difficoltà della didattica a distanza. Anche nei paesi con una solida tradizione di lettura, i giovani leggono meno e con minore profondità, un segnale che indica la necessità di ripensare le strategie di promozione della lettura.
GS: Un altro aspetto da considerare riguarda le metodologie di rilevazione dei dati sulla lettura. Non sempre riescono a cogliere le nuove modalità di fruizione dei contenuti culturali, che stanno emergendo grazie ai social media e alle piattaforme digitali. Ad esempio, la poesia sta vivendo un rinnovato interesse tra i giovani, non tanto attraverso la pubblicazione di libri cartacei, quanto grazie alla sua diffusione su piattaforme come Instagram e TikTok. Questo suggerisce che, sebbene la lettura tradizionale sia in calo, esistono nuove forme di consumo culturale che ancora non vengono pienamente misurate nelle statistiche ufficiali.
Inoltre, i dati indicano che i giovani leggono più degli adulti e che le donne leggono molto di più degli uomini. Questo non dipende da una maggiore disponibilità di tempo libero, ma piuttosto da una diversa percezione del tempo.
Su cosa dovrebbero puntare le politiche di promozione della lettura per essere più efficaci?
RFL: Serve, innanzitutto, una chiara volontà politica di investire in questo settore. Un segnale positivo arriva anche dal basso, dal numero crescente di festival letterari, fiere del libro e nuove librerie in Italia. Anche se queste iniziative non nascono da politiche pubbliche, rappresentano comunque azioni spontanee che dimostrano una domanda culturale viva e diffusa. Bisogna lavorare affinché queste esperienze non restino episodi isolati, ma si inseriscano in una strategia nazionale più ampia.
GS: Un altro aspetto interessante è la crescita dei gruppi di lettura, sia in termini di numero che di diffusione. Il fatto che le persone si riuniscano per condividere la lettura dimostra che i libri continuano ad avere un forte valore aggregativo e che possono essere strumenti di coesione sociale.
RFL: Lo vediamo chiaramente nei grandi eventi culturali, dove la partecipazione è altissima. Questo dimostra che l’interesse per i libri esiste, ma deve conciliarsi con le nuove forme di fruizione online. A partire dalla pandemia, molti lettori si sono avvicinati alla lettura attraverso il digitale. Per questo motivo, è necessario superare l’opposizione tra internet e lettura tradizionale. Il digitale non è una minaccia per il libro, ma può diventare un’opportunità, se integrato correttamente nelle strategie di promozione della lettura.
GS: L’editoria libraria è la principale industria culturale del Paese, ma uno dei problemi del settore è la mancanza di una strategia unitaria nel dialogo con gli interlocutori politici.
Quali azioni potrebbero migliorare il contributo della filiera del libro nel dialogo con le istituzioni?
RFL: Per ottenere risultati concreti è fondamentale sollecitare politiche di sistema, anziché misure temporanee e singoli provvedimenti.
Una possibile direzione è portare i libri oltre i luoghi tradizionali, rendendoli accessibili anche a chi non frequenta abitualmente librerie o biblioteche. Per molte persone, infatti, entrare in una libreria non è un’abitudine consolidata, motivo per cui è fondamentale avvicinare la lettura agli spazi pubblici, attraverso iniziative comunali e progetti diffusi sul territorio.
Libri e lettura non sono solo strumenti di crescita culturale, ma chiavi di interpretazione della realtà, mezzi essenziali per leggere il mondo e immaginare il futuro.
SESSIONE II SEMINARIO. CONNESSIONI – LETTURA E AZIONI DI SISTEMA
Chiusi in una bolla. L’eterna crisi del libro in Italia – Paolo di Paolo (Giornalista e scrittore)
Ogni dibattito sul mondo del libro sembra iniziare sempre con una sentenza negativa, come “gli italiani non leggono”, senza però considerare che i dati sulla lettura sono complessi e sfumati e che, spesso, la loro interpretazione è influenzata da elementi metodologici, come la campionatura e il tipo di domande poste.
Uno degli stereotipi più diffusi è quello secondo cui i giovani non leggono, un’affermazione che viene ripetuta anche in ambito scolastico, spesso dagli stessi docenti. Tuttavia, invece di sottolineare il presunto disinteresse dei giovani per la lettura, sarebbe più utile riflettere sulle abitudini di lettura degli adulti, che in molti casi non sono modelli di riferimento.
Anna Maria Ortese, già nel 1980, descriveva il libro come un oggetto estraneo alla vita del Paese, destinato a essere gettato nel mare dell’indifferenza e a essere rapidamente dimenticato. Questa immagine, pur essendo suggestiva, alimenta una visione catastrofista, che può essere superata se si guarda alla lettura con uno sguardo più ampio e meno fatalista. Ad esempio, Italo Calvino rifiutava l’atteggiamento nostalgico o apocalittico, sostenendo che la lettura avrebbe sempre trovato nuove forme di espressione e diffusione, adattandosi ai cambiamenti della società e della tecnologia.
Spesso ci si concentra sulle perdite – il tempo dedicato alla lettura che si riduce e la competizione con i media digitali – senza considerare i progressi fatti, come l’ampliamento dell’alfabetizzazione e il crescente numero di persone che oggi hanno potenzialmente accesso ai libri rispetto al passato. La promozione della lettura, inoltre, viene spesso impostata su un atteggiamento di nobilitazione, come se leggere fosse un’attività superiore e il lettore un individuo moralmente migliore. Questo tipo di approccio non funziona, perché allontana invece di avvicinare le persone ai libri.
Se da un lato il mercato editoriale non sta vivendo un’espansione straordinaria, dall’altro non sta crollando. Questo significa che esistono ancora spazi di crescita e di innovazione, ma è necessario cambiare prospettiva: smettere di considerare la lettura come un’attività per pochi e iniziare a valorizzarla come una pratica inclusiva e quotidiana. Il futuro dei libri non è una battaglia persa, ma una sfida che richiede un cambiamento di mentalità, una maggiore apertura verso le nuove forme di lettura e un approccio meno elitario e più coinvolgente.
Ecosistemi del libro: connessioni, visioni e azioni di sistema. Tavola rotonda – modera Chiara Faggiolani
Daniela Nicolò (Svuota la vetrina)
“Svuota la vetrina” è un’iniziativa culturale nata in Italia nel 2024 con l’obiettivo di sostenere le librerie indipendenti e promuovere la lettura. Il movimento è stato ispirato da un evento avvenuto nell’agosto 2024, quando un cliente anonimo ha acquistato tutti i libri esposti nella vetrina della storica libreria Hoepli di Milano, spendendo circa 10.000 euro per oltre 200 volumi. Questo gesto ha attirato l’attenzione mediatica e ha ispirato altri a replicarlo. Tra questi, Daniela Nicolò, redattrice editoriale, ha acquistato tutti i libri esposti nella vetrina della libreria I Baffi di Milano. Successivamente, ha creato la pagina Instagram @svuota_la_vetrina per promuovere l’iniziativa e incoraggiare altri a fare lo stesso, con l’obiettivo principale di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle librerie di quartiere come presidi culturali e sociali. L’iniziativa ha trovato eco in diverse città italiane, con gruppi di lettori e singoli individui che hanno organizzato acquisti collettivi per “svuotare” le vetrine di varie librerie, sostenendo così l’economia locale e diffondendo la passione per la lettura. Questo movimento spontaneo rappresenta un esempio di attivismo culturale volto a preservare e valorizzare gli spazi dedicati ai libri e alla cultura.
Aldo Addis (Vicepresidente Associazione Librai Italiani – ALI)
Durante i periodi di lockdown i lettori hanno continuato a cercare un rapporto con i librai, contattandoli direttamente e cercando soluzioni alternative per acquistare libri. Di fronte a questa sfida le librerie hanno risposto con creatività e resilienza, inventando nuovi modelli di distribuzione, come consegne a domicilio, vendite via social e collaborazioni con reti locali. Questa capacità di reazione ha dimostrato che le librerie hanno un valore che va oltre il semplice commercio, perché creano un legame con il territorio e con i lettori che le grandi piattaforme online non possono offrire.
Per quanto riguarda le politiche a sostegno delle librerie e delle biblioteche, la Legge 13 febbraio 2020, n. 15 ha rappresentato un momento di svolta per il settore, con misure concrete per favorire l’accesso ai libri. Un altro provvedimento significativo è stato il “Decreto Biblioteche”, sollecitato dall’Associazione Italiana Editori (AIE), che ha previsto finanziamenti specifici per l’acquisto di libri da parte delle biblioteche pubbliche, vincolando tali acquisti alle librerie di prossimità. Pur riconoscendo questi progressi, è necessario sviluppare un modello di sostegno strutturale per le librerie, che non si limiti a interventi occasionali, ma preveda forme di contribuzione pubblica e privata al bilancio delle librerie, per garantire la loro stabilità economica e la loro capacità di innovarsi.
Federico Lang (Librería Luces – Málaga, Spain)
Il Global Book Crawl è un’iniziativa internazionale nata per valorizzare le librerie indipendenti e rafforzare il loro legame con le comunità locali. Durante l’ultima settimana di aprile 2025, le librerie di tutto il mondo organizzeranno eventi chiamati “book crawls”, invitando i lettori a esplorare i negozi del proprio quartiere, a scoprire nuove realtà e a sostenere l’economia locale.
L’idea è nata da un gruppo di librai internazionali, tra cui Federico Lang della Librería Luces di Malaga, con l’obiettivo di creare una rete globale di librerie indipendenti che collaborino per promuovere la lettura e rafforzare il loro ruolo come centri culturali. Grazie all’hashtag #globalbookcrawl, l’evento si trasforma in un’esperienza collettiva che collega lettori e librai su scala mondiale, rendendo ogni iniziativa locale parte di un movimento più ampio. Ciò che rende speciale il Global Book Crawl è la sua capacità di dare visibilità alle singole realtà locali, consolidando il ruolo delle librerie indipendenti come veri e propri presidi culturali.
Orietta Limitone (Presidente Presìdi del Libro)
L’Associazione Presìdi del Libro, con sede a Bari, nasce con l’obiettivo di promuovere la lettura come strumento di relazione e crescita collettiva. I Presìdi del Libro sono infatti comunità di lettori, gruppi che condividono l’idea che il libro non sia solo un oggetto culturale ma un mezzo per costruire connessioni, scambiare idee e favorire lo sviluppo culturale dei territori. Nel tempo l’Associazione ha consolidato una rete diffusa su tutto il territorio nazionale, coordinando circa 100 gruppi di lettori, con l’obiettivo di sperimentare nuove strategie per la promozione della lettura, attraverso un approccio multidisciplinare e collaborativo.
Durante la pandemia, il valore delle librerie è stato pienamente riconosciuto, e i Presìdi sono riusciti a mantenere attiva la loro missione, adattandosi alle nuove sfide del digitale e ampliando il proprio raggio d’azione. Questa dimensione di rete è alla base della loro identità: i Presìdi del Libro nascono dal locale, ma mirano a una dimensione globale, mettendo in comunicazione le esperienze territoriali e aumentando l’impatto delle proprie azioni culturali.
Tra i risultati più significativi vi è la Carta dei Presìdi del Libro, un documento che raccoglie e valorizza le buone pratiche emerse dal lavoro dei gruppi di lettori. Un altro esempio concreto del lavoro dell’Associazione è la Festa del Lettore, attiva dal 2004: ogni anno, tra settembre e ottobre, i libri escono dai contesti tradizionali per animare piazze, parchi e altri spazi inusuali, trasformando la lettura in un’esperienza collettiva e coinvolgente. Questa iniziativa incarna l’idea di una cultura che si diffonde e si alimenta, generando un effetto contagioso e promuovendo la lettura come esperienza sociale e condivisa.
Rocco Pinto (Co-fondatore Forum del Libro; libreria indipendente “Il Ponte sulla Dora”, Torino)
Torino che legge è una manifestazione annuale che celebra la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, istituita dall’UNESCO. Organizzata dalla Città di Torino, in collaborazione con il Forum del Libro, le Biblioteche Civiche Torinesi e il Salone Internazionale del Libro, l’iniziativa coinvolge librerie, biblioteche, scuole e associazioni culturali in una serie di eventi diffusi su tutto il territorio cittadino. L’obiettivo principale è promuovere la lettura attraverso attività come incontri con autori, laboratori, letture pubbliche e spettacoli, rendendo la cultura accessibile a tutti i cittadini. Nell’edizione del 2024 il tema centrale è stato “A Torino la lettura ad alta voce è condivisa”, mentre per l’edizione del 2025 tutti i gruppi di lettura della città saranno coinvolti in un’iniziativa che animerà le librerie di Torino, trasformandole in spazi di condivisione e valorizzando il libro come strumento di aggregazione culturale e sociale.
La prospettiva spagnola: visione futura e azioni di comunità – José Manuel Anta (Director Gerente Federación de Gremios de Editores de España)
Negli ultimi anni, la Spagna ha rafforzato il proprio impegno nella promozione della lettura, registrando risultati significativi. Ogni anno, la Federación de Gremios de Editores de España pubblica un rapporto sulle abitudini di lettura del Paese, e per la prima volta oltre il 75% della popolazione considera la lettura una forma di svago e arricchimento personale. L’analisi evidenzia anche una differenza di genere, con le donne che leggono più degli uomini, registrando un divario di 10 punti percentuali a favore delle prime. Un altro dato particolarmente positivo riguarda le ragazze tra i 14 e i 25 anni, tra le quali il tasso di lettura ha raggiunto il 75%, segnando uno dei livelli più alti mai registrati.
Oltre all’aumento del numero di lettori, viene riconosciuto il ruolo centrale delle librerie, che non sono soltanto punti vendita, ma veri e propri centri culturali attivi, spazi di incontro tra i lettori e il mondo del libro. Per valorizzare questa funzione, la Spagna ha investito nella creazione di festival letterari specializzati, eventi dedicati alla promozione della lettura e collaborazioni tra librerie e istituzioni culturali.
Tuttavia, per consolidare questi progressi, è fondamentale che le istituzioni pubbliche, a livello sia locale che nazionale, garantiscano un sostegno strutturale. Le librerie devono essere riconosciute come presidi culturali diffusi e l’intero ecosistema del libro va valorizzato come parte integrante del paesaggio urbano e sociale.
SESSIONE III – DIBATTITO/CONCLUSIONI
Fabio Del Giudice (Presidente Associazione Italiana Editori – AIE)
Una ricerca condotta nel 2004 dall’Università di Trento e di Bologna per conto dell’Associazione Italiana Editori ha analizzato il rapporto tra indice di lettura e contesto territoriale. Lo studio ha evidenziato come la crescita della lettura in un’area sia strettamente legata a fattori socio-economici e culturali locali. Questo significa che non basta ampliare la distribuzione di libri o avviare campagne di sensibilizzazione, ma è necessario intervenire a livello sistemico, coinvolgendo scuole, biblioteche, librerie e istituzioni pubbliche.
Le difficoltà nella promozione della lettura in Italia non derivano solo dall’offerta editoriale, ma da un problema più profondo: la percezione sociale della lettura. Affinché il libro non sia considerato esclusivamente un prodotto commerciale, ma venga riconosciuto come un bene essenziale per la crescita personale e collettiva, è necessario un cambiamento culturale.
Un altro nodo cruciale riguarda gli editori e gli operatori culturali, che spesso tendono a lavorare in modo isolato, senza una strategia condivisa. Se si vuole incidere realmente sulla crescita della lettura nel Paese, è necessario superare l’individualismo e costruire alleanze solide tra tutti gli attori coinvolti. Senza un’azione coordinata e un messaggio unitario, il rischio è che gli interventi restino frammentati e inefficaci. Solo attraverso un’azione condivisa e una progettualità di lungo respiro, sarà possibile generare un impatto reale e duraturo sulla diffusione della lettura in Italia.
Laura Ballestra (Presidente Associazione Italiana Biblioteche – AIB)
Il mondo bibliotecario sta vivendo una fase di rinnovato entusiasmo. Dopo anni in cui il dibattito sulle biblioteche è stato spesso associato a situazioni di emergenza e difficoltà economiche, si sta affermando una visione più strutturata del loro ruolo, che le riconosce non solo come luoghi di conservazione del sapere, ma anche come spazi di incontro, partecipazione e crescita culturale. Inoltre, quando si parla di promozione della lettura, è fondamentale considerare l’importanza della dimensione fisica della biblioteca, che rappresenta un contesto ideale per la lettura condivisa, lo studio e le attività culturali.
Tuttavia, il sostegno economico alle biblioteche rimane discontinuo e spesso insufficiente, limitando la loro capacità di espandere i servizi e adeguarsi alle nuove esigenze della società. Per garantire a queste istituzioni una funzione stabile e incisiva, è essenziale un modello di finanziamento continuativo, che consenta loro di pianificare a lungo termine e di operare in modo efficace come presìdi di inclusione e partecipazione culturale.
Andrea Palombi (Presidente Associazione degli Editori Indipendenti – ADEI)
I gruppi di lettura rappresentano uno strumento di promozione culturale di grande valore, con un impatto significativo sulla diffusione della lettura e sul settore editoriale. L’Associazione degli Editori Indipendenti, in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura, ha avviato una ricerca per analizzare questo fenomeno in Italia, con particolare attenzione al numero di gruppi esistenti, al loro funzionamento, ai criteri di scelta dei libri e al loro ruolo nella promozione della lettura. I risultati della ricerca saranno presentati ufficialmente al Salone del Libro di Torino, fornendo una base di discussione per sviluppare strategie concrete volte a sostenere e incentivare la creazione di nuovi gruppi di lettura su scala nazionale.
Oltre alla promozione della lettura, il settore editoriale si trova ad affrontare una sfida cruciale: la progressiva concentrazione del mercato, con le grandi case editrici che monopolizzano la distribuzione e la visibilità dei libri a scapito degli editori indipendenti. Un dato preoccupante riguarda gli editori con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro, che stanno perdendo sempre più spazio nelle librerie di catena, mentre i grandi gruppi editoriali rafforzano il loro predominio. Questa tendenza sta mettendo in difficoltà le realtà indipendenti, spesso impegnate nella pubblicazione di progetti editoriali innovativi e coraggiosi, che danno voce ad autori meno commerciali e valorizzano opere di qualità che rischiano di scomparire senza un adeguato sostegno. La bibliodiversità non è solo una questione di mercato, ma un elemento essenziale per la crescita culturale della società, perché garantisce una produzione editoriale variegata e di valore, evitando che l’offerta si riduca ai soli bestseller e ai titoli di maggiore successo commerciale.
Un modello virtuoso da cui prendere esempio è la Francia, dove l’Association des Librairies Indépendantes ha ricevuto significativi finanziamenti pubblici, favorendo l’apertura di oltre 630 nuove librerie indipendenti in tutto il Paese dal 1979 ad oggi. Questo intervento ha contribuito a riequilibrare il mercato editoriale, offrendo maggiori opportunità alle realtà indipendenti e favorendo una maggiore pluralità di voci e proposte culturali.
L’Italia dovrebbe seguire una strategia simile, promuovendo un sistema in cui pubblico e privato collaborino per sostenere le librerie indipendenti, rafforzandone la competitività e garantendo che possano contribuire alla ricchezza dell’offerta culturale.
Aldo Addis
Il “Decreto Biblioteche” è un esempio concreto di come un’azione coordinata possa portare a risultati tangibili a beneficio dell’intero ecosistema librario.
In passato, il rapporto tra editori e librai non è sempre stato allineato, ma la consapevolezza che la lettura e la diffusione dei libri debbano essere una responsabilità condivisa sta portando a un nuovo approccio più cooperativo. In questo scenario, si sta riflettendo su nuove iniziative per rafforzare il ruolo delle librerie, come la creazione di una “Festa della Libreria” che possa celebrare questi spazi non solo come punti vendita, ma come centri culturali e di aggregazione per le comunità.
L’esperienza di cooperazione e costruzione di reti continua a essere un valore fondamentale per il settore, e il Forum del Libro rappresenta uno spazio essenziale per rafforzare questa alleanza. L’importanza di unire le forze non è solo una necessità pratica, ma una visione strategica che permette di affrontare le sfide della contemporaneità in modo più solido e condiviso.
ABSTRACT
The latest edition of Passaparola, a meeting promoted by the Forum del Libro Association and held on the 21st of February 2025 at the Goethe-Institut in Rome, offered a cross-sectoral space for reflection on how to strengthen the reading ecosystem. The day of discussions highlighted the urgency of structural, cross-cutting, and long-term policies capable of overcoming the fragmented logic of short-term projects. Particular attention was given to local experiences and to the role of community libraries and independent bookstores. The European dimension emerged as a space for mutual learning, where Italy has much to offer and much to gain. Finally, the forum prompted a systemic reflection on the value of reading as a cultural and social infrastructure, and on the need to build a shared vision between the public and private sectors.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link