Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 105 dell’8 maggio 2025), entra ufficialmente in vigore il prossimo 23 maggio il Decreto del Presidente della Repubblica n. 66 del 10 marzo 2025, che stabilisce le nuove regole nazionali per l’ammissibilità della spesa nei programmi cofinanziati dai fondi europei per il periodo di programmazione 2021–2027.
Il decreto riguarda tutti i principali fondi: Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo Plus (FSE+), Fondo per una transizione giusta (JTF), Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA), oltre ai fondi relativi a migrazione, sicurezza e frontiere.
Il nuovo regolamento rappresenta un riferimento fondamentale per l’attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi comunitari, tra cui il Programma Regionale Calabria FESR FSE+ 2021–2027, fornendo un quadro normativo aggiornato e armonizzato a livello nazionale ed europeo, utile per garantire chiarezza, trasparenza e corretta gestione delle risorse disponibili.
Cosa prevede il nuovo regolamento
Il testo definisce in modo dettagliato quali spese possono essere considerate ammissibili e quindi rimborsabili nell’ambito dei programmi europei. Per quanto riguarda il PR Calabria FESR FSE+, le principali categorie di spesa includono:
- Spese operative direttamente legate alle attività approvate, che siano sostenute nel periodo di ammissibilità, documentate e tracciabili.
- Costi del personale, sia dipendente sia esterno, inclusi stipendi, indennità, premi, oneri sociali e previdenziali, calcolabili anche con metodi semplificati.
- Contributi in natura, come beni o servizi forniti gratuitamente, a condizione che siano stimati secondo criteri oggettivi.
- Acquisto di beni e attrezzature, inclusi materiali usati, immobili e terreni (entro determinati limiti e previa perizia), nonché spese di leasing o ammortamento di beni strumentali.
- Indennità di partecipazione e altre forme di sostegno economico ai destinatari degli interventi finanziati dal FSE+, in particolare per progetti legati all’inclusione sociale, all’occupazione, alla lotta alla povertà e alla presa in carico sanitaria e sociosanitaria.
- Spese fiscali e legali, come l’IVA non recuperabile, imposte connesse all’operazione, consulenze, perizie, audit e spese bancarie.
- Assistenza tecnica, comprendente le attività di gestione, controllo, valutazione, comunicazione, formazione e rafforzamento delle capacità amministrative delle strutture coinvolte nell’attuazione del programma.
Spese ammissibili
Il regolamento non si limita a definire quali spese possono essere finanziate, ma stabilisce anche i criteri generali che ogni spesa deve rispettare per essere riconosciuta come ammissibile. In base all’art. 2 del D.P.R. n. 66 del 10 marzo 2025, una spesa è considerata valida se risulta pertinente all’operazione finanziata, effettivamente sostenuta dal beneficiario e accompagnata da adeguata documentazione. Deve inoltre essere tracciabile e correttamente registrata secondo le regole contabili, oltre a rientrare nel periodo di ammissibilità previsto. Infine, è essenziale che sia verificabile attraverso una chiara e completa pista di controllo.
Spese escluse
Il regolamento precisa anche cosa non è ammissibile. Tra le voci escluse rientrano:
- Multe, penali, sanzioni e interessi di mora;
- Perdite su cambio, costi finanziari speculativi;
- Costi legati alla delocalizzazione di attività produttive;
- Alcune tipologie di acquisto immobiliare (in particolare per il FSE+), se non coerenti con le finalità del progetto.
Cosa cambia con il nuovo regolamento
Il nuovo regolamento introduce importanti novità per la gestione dei fondi europei a livello regionale.
Una prima differenza rispetto al precedente D.P.R. del 2018 riguarda l’ampliamento dell’ambito di applicazione: il nuovo testo disciplina un numero maggiore di fondi (art. 1), con regole comuni anche per quelli gestiti da Ministeri e non solo dalle Regioni, rafforzando l’armonizzazione tra i diversi programmi.
Potenziate le opzioni di semplificazione (artt. 4, 5, 8) che permettono ai beneficiari – in particolare pubbliche amministrazioni, imprese e soggetti del terzo settore – di rendicontare alcune tipologie di spesa in modo più rapido e trasparente, tramite costi standard, importi forfettari o tariffe predefinite. Questo approccio, già sperimentato in altri strumenti come il PNRR, mira a ridurre il carico burocratico e a migliorare l’efficacia degli interventi regionali.
Per quanto riguarda il FSE+, il regolamento estende e chiarisce le spese ammissibili per interventi legati all’inclusione sociale (art. 12), al sostegno all’occupazione (art. 12), alla presa in carico sociosanitaria (art. 14) e alla lotta alla deprivazione materiale (art. 13), riconoscendo anche l’ammissibilità delle indennità di partecipazione per i destinatari, inclusi i casi in cui il costo totale dell’operazione è inferiore a 200.000 euro (art. 12, comma 1).
Ammissibili anche spese sanitarie e sociosanitarie per persone in condizioni di vulnerabilità (art. 14) e interventi contro la deprivazione materiale (art. 13).
Il decreto introduce inoltre nuove indicazioni su strumenti come il credito d’imposta (art. 8), l’esonero contributivo (art. 9) e i premi (art. 7), che diventano forme di sostegno riconosciute e regolamentate. Sono stati anche aggiornati i criteri per l’acquisto di attrezzature, immobili e terreni (artt. 17, 18, 19), con maggiore attenzione al rispetto di parametri economici, tecnici e ambientali.
Infine, particolare attenzione è riservata al rafforzamento della capacità amministrativa delle autorità regionali, attraverso il riconoscimento di un ventaglio più ampio di spese legate alla gestione, monitoraggio, comunicazione e assistenza tecnica (artt. 23 e 24), strumenti fondamentali per garantire un’attuazione efficace e trasparente dei programmi regionali.
Continuità e transizione
Il nuovo regolamento sostituisce il precedente D.P.R. n. 22/2018, ma ne mantiene la validità per i programmi del periodo 2014–2020 ancora in corso. Si applicherà anche alle operazioni già avviate nel ciclo 2021–2027, purché compatibili con le nuove disposizioni.
Si tratta dunque di un riferimento fondamentale per chi, a vario titolo, partecipa all’attuazione dei fondi europei: dalle amministrazioni pubbliche ai beneficiari, dai progettisti alle autorità di gestione. Con regole più chiare e allineate alla normativa europea, il decreto punta a garantire un uso più efficace, trasparente e corretto delle risorse comunitarie.
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