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Menarinibus, Boschini (Fim-Cisl): l’azienda sta rispettando il piano industriale, ma occorre fare attenzione all’occupazione e all’ingresso del partner cinese


Prosegue il percorso di rilancio di Menarinibus, ex Industria Italiana Autobus, al cui timone c’è la Seri Industrial di Vittorio Civitillo, imprenditore casertano che ha scommesso sul polo dell’automotive con sede produttiva a Flumeri (Avellino) e R&S a Bologna. Una storia complessa di fallimenti e salvataggi per l’emblema italiano della produzione di autobus che oggi conosce un momento di rifioritura: con l’acquisizione al 98% di Civitillo, il 2% di Invitalia e l’ingresso del partner cinese Geely al 25% che condurrà all’elettrico, la via intrapresa sembra essere quella giusta, stante il monitoraggio del Mimit per la verifica dello stato dell’arte. L’ultimo incontro si è tenuto lo scorso 30 aprile, durante il quale i sindacati, pur soddisfatti, hanno riscontrato qualche zona d’ombra. Ne parla in questa intervista a Il diario del lavoro il coordinatore nazionale del settore auto della Fim-Cisl, Stefano Boschini.

 

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Pur consapevoli dei progressi, avete riscontrato alcune criticità nel rispetto del piano industriale. Quali sono?

L’azienda ci ha comunicato che il percorso di riorganizzazione è terminato per Bologna ma non per Flumeri, avendo rilevato a più riprese problemi di assenteismo in alcuni reparti. La questione può sussistere, ma non riteniamo sia sufficiente per non chiudere velocemente il percorso. Inoltre, è dirimente per il rilancio l’ingresso nell’azionariato al 25% del partner Geely, multinazionale cinese dell’automotive. Quando ci è stato illustrato il progetto, a metà dello scorso anno, a fronte anche della missione in Cina della premier Giorgia Meloni e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si prevedevano un accordo commerciale con Geely e il suo ingresso in società. Questa seconda parte non si è ancora concretizzata. Civitillo tende a sminuire un po’ la questione sottolineando, piuttosto, l’importanza dell’accordo commerciale. Ma l’impegno concreto del partner cinese è molto importante.

I ritardi sull’ingresso di Geely si addebitano a ragioni prettamente geopolitiche. C’entrano le tensioni sui dazi?

Questo è quanto ci è stato spiegato al tavolo, ma la motivazione non è stata dettagliata ulteriormente. Nell’attuale contesto geopolitico, da parte della Cina ci sarebbe un rallentamento per questo tipo di operazioni in generale, per cui non dovrebbe riguardare specificamente Menarinibus. Tuttavia la verità sostanziale non la conosciamo.

Le attuali tensioni geopolitiche a livello di mercato non potrebbero, piuttosto, essere sfruttate per consolidare la partnership con i cinesi?

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È quanto sostenuto anche da noi ed è il motivo per cui il nostro giudizio è stato molto prudente su come si sta sviluppando il progetto. Però, ripeto, per quanto riguarda le questioni “macro” non abbiamo elementi precisi di conoscenza.

La situazione produttiva è ancora lontana dagli obiettivi prefissati di tre bus giornalieri. A incidere sono unicamente i problemi di riorganizzazione?

Inizialmente far ripartire lo stabilimento di Flumeri, in cui si concentra la produzione come previsto dal piano industriale, sembrava un’operazione abbastanza celere. Civitillo ha insistito sul tema dell’assenteismo che investe alcuni reparti, ma resta il fatto che non si è ancora arrivati a quanto previsto, a livello produttivo, nel piano industriale. Dall’ingresso di Seri Industrial, infatti, siamo partiti con meno di un autobus prodotto al giorno e adesso siamo arrivati a due e mezzo a fronte di un obiettivo di tre. Nel reparto di produzione i problemi erano numerosi, il più importante dei quali riguardava la fornitura in tutto l’indotto per via dell’esposizione finanziaria della società precedente. Non sono mancati poi problemi di organizzazione del lavoro, che abbiamo sempre denunciato. Un altro tema dirimente per il rilancio riguarda le commesse: la proprietà dichiara che la copertura degli ordini si estende fino a maggio 2026 – che per il settore è un tempo più ragionevole di quanto possa sembrare – e che parteciperanno a tutte le gare per ottenerne ulteriori. Adesso la situazione sembra sanata, ma pur avendo fatto dei passi in avanti l’obiettivo non è stato ancora raggiunto.

Venendo all’occupazione, ad aprile due figure centrali nel progetto industriale, il direttore industriale e il responsabile della produzione, sono “scappati a gambe levate”, come avete riferito, mentre l’azienda effettuato 5 licenziamenti unilaterali (3 a Bologna e 2 a Flumeri) al di fuori della procedura concordata e firmata il 20 dicembre 2024. Può spiegare?

È uno dei motivi per cui abbiamo chiesto l’incontro di verifica. Questi licenziamenti sono stati fatti senza coinvolgere le relazioni sindacali – per uno è stato fatto ricorso ed è stato reintegrato. Sulle due figure apicali di Bologna la proprietà ha dichiarato chiusa la fase di ristrutturazione. L’altro elemento di criticità sono le assunzioni: inizialmente l’impegno era di 80 nuovi operai su Flumeri e 26 figure in ricerca e sviluppo a Bologna. Ad oggi ci sono state poche assunzioni, ma l’annuncio è di 50 nuovi ingressi su Flumeri e 15 su Bologna entro l’anno. Attualmente sono in forza 386 dipendenti su Flumeri e 91 a Bologna, per un totale di 477 unità, cui si aggiungeranno i potenziali nuovi ingressi. Come dichiarato unitariamente con le altre organizzazioni sindacali, da questo punto di vista l’unica cosa che procede ordinatamente è il piano di ricollocamento fuori dall’azienda sottoscritto dalle OO.SS. e votato dalle lavoratrici e dai lavoratori (ad oggi 12 lavoratori hanno intrapreso un percorso di ricollocamento volontario e incentivato mentre saranno circa 30 quelli accompagnati verso la pensione).

Anche a fronte di queste discrasie, Seri Industrial sta rispettando il piano industriale?

Il piano sta procedendo più lentamente di quanto ci era stato dichiarato però, tranne che per l’ingresso del partner cinese, sul resto la direzione intrapresa è quella dichiarata.

Nei piani di Civitillo ci sarebbe una giga factory di batterie per auto elettriche nel casertano. Rientra nell’assetto di Menarinibus?

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La questione non è stata oggetto dell’incontro. Tuttavia non credo riguardi Menarinibus, il cui progetto è quello di produrre autobus elettrici con componenti cinesi che verrebbero importate direttamente attraverso Geely. Si tratta di autobus elettrici di 8-10 metri, che parrebbero avere un grande mercato.

Sia il ministro Urso che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, hanno speso parole di grande ottimismo. De Luca ha addirittura definito Flumeri “la nostra Mirafiori”. È possibile accreditare queste affermazioni?

Sicuramente la situazione è migliore rispetto a un anno fa: il nuovo assetto societario, fino a ora, ha una impostazione industriale seria e seppure non abbia rispettato i tempi dettati, per noi c’è una visione ottimistica del rilancio.

Quindi complessivamente il vostro giudizio è positivo.

In generale al termine dell’incontro cerchiamo di trovare una sintesi delle diverse posizioni rispetto al progetto. La Fim-Cisl è più presente su Flumeri ma anche rispetto a Bologna, dove invece è la Fiom-Cgil ad aver seguito più da vicino una ristrutturazione importante, il dato oggettivo è che comunque la proprietà sta rispettando i piani: l’impegno c’è, molte cose sono state fatte e questo è rilevante soprattutto in un settore caratterizzato da enorme incertezza dove anche solo fare un piano richiede molto coraggio. È difficile rispettare gli impegni con puntualità in un contesto in cui le condizioni cambiano così rapidamente.

Proprio perché il settore insomma sta vivendo un momento di grande crisi, come si qualifica il ruolo del Mimit nella vicenda Menarinibus?

Il ministero sta convocando regolarmente gli incontri di verifica e c’è una certa attenzione al corretto svolgimento degli impegni. Si tenga presente, poi, che Invitalia è presente nell’assetto societario con una percentuale attorno al 2% con una funzione di controllo del rispetto del piano di Civitillo.

 

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Cosa vi aspettate dall’incontro del 15 luglio?

Ci aspettiamo coerenza con il piano, pur tenendo conto delle criticità che possono intervenire, in particolare che proceda il piano di assunzioni – la proprietà ha riferito di difficoltà nel reperimento di personale qualificato sul territorio – e che si arrivi alla produzione minima prevista dal piano stesso. Inoltre, ci aspettiamo novità sull’acquisizione di nuove commesse e sull’ingresso ufficiale del partner cinese, che conferirebbe anche una certa solidità finanziaria e quindi maggiore sicurezza.

Elettra Raffaela Melucci



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