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Imprese, via libera alla legge sulla partecipazione. Ecco cosa prevede


La partecipazione dei lavoratori alla vita ed alla gestione delle imprese è legge. Il Senato con 85 sì, 21 no e 28 astenuti ha infatti approvato in via definitiva il testo già votato a fine febbraio dalla Camera e nato dall’iniziativa promossa dalla Cisl che a fine 2023 aveva raccolto quasi 400 mila firme sulla sua proposta di legge di iniziativa popolare per fare attuazione concreta all’articolo 46 della Costituzione. Per il sindacato guidato prima da Luigi Sbarra ed ora da Silvia Fumarola, che ha fatto di questo tema una delle sue bandiere storiche, si tratta insomma di «un passaggio storico». Di diverso parere Cgil e Uil che da subito hanno criticato questa iniziativa perché comprometterebbe il sistema delle relazioni industriali oltre ad essere stata in parte svuotata dopo il passaggio alla Camera. Tutta la maggioranza ha votato a favore, a favore anche Italia Viva, contrari i 5 Stelle, il Pd anche al Senato si è astenuto. «Proposta svilita» l’ha definita Susanna Camusso nella dichiarazione di voto a nome del gruppo dem. Tesi assolutamente respinta da Gianni Berrino di Fratelli d’Italia: «Legge assolutamente importante».

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Cosa prevede la legge

In particolare, la legge punta a regolamentare e promuovere diverse forme di partecipazione che vanno dalla gestione economica e finanziaria alla consultazione delle scelte aziendali con l’obiettivo di armonizzare gli interessi dei lavoratori con quelli delle imprese.

Il coinvolgimento dei lavoratori non avverrà però in modo automatico ma dovrà essere previsto e regolato da contratti collettivi che ne dovranno stabilire le regole di base e le modalità concrete di attuazione ed i meccanismi di selezione dei rappresentanti dei lavoratori.

La nuova legge, in particolare, prevede la possibilità di includere i rappresentanti dei lavoratori nei consigli di sorveglianza, nei consigli di amministrazione e in altre posizioni decisionali per garantire una visione più equa e condivisa degli obiettivi aziendali. Per quanto riguarda la loro partecipazione economica e finanziaria vengono poi introdotti incentivi legati alla distribuzione degli utili aziendali ai lavoratori e piani di partecipazione finanziaria che permetteranno ai lavoratori di acquisire azioni aziendali, anche in sostituzione di premi di risultato.

Partecipazione alla gestione

Sul fronte gestionale la nuova legge mira a coinvolgere i dipendenti nelle decisioni che riguardano la gestione, l’organizzazione e le strategie economiche delle imprese, attraverso la partecipazione al consiglio di sorveglianza e al consiglio di amministrazione. Nelle imprese che adottano il sistema dualistico, gli statuti aziendali potranno prevedere la partecipazione dei lavoratori al consiglio di sorveglianza, organo che si occupa di vigilare sulle decisioni adottate dal consiglio di gestione garantendo che vengano rispettati gli interessi degli azionisti e degli altri stakeholder, inclusi i lavoratori. Se questa possibilità è prevista dai contratti aziendali o territoriali è così previsto che uno o più rappresentanti dei lavoratori possano entrare a far parte di questo organo. Il ruolo dei lavoratori sarà regolato da accordi stipulati con i sindacati più rappresentativi che dovranno definire le modalità di selezione e i requisiti necessari per l’accesso al consiglio di sorveglianza prevedendo procedure di selezione dei rappresentanti trasparenti ed adeguati corsi di formazione per consentire ai rappresentanti dei lavoratori di partecipare in modo consapevole e competente a questi organismi.

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Nelle società che non adottano il modello dualistico, la legge prevede che gli statuti aziendali possano comunque consentire la partecipazione dei lavoratori al consiglio di amministrazione e al comitato di controllo sulla gestione, qualora questi organi siano previsti dallo statuto stesso. Nei Cda potranno così essere inseriti uno o più amministratori rappresentanti dei lavoratori che avranno il compito di portare la voce dei lavoratori all’interno delle discussioni decisionali, influenzando le scelte aziendali a favore di un maggiore benessere dei dipendenti. Anche in questo caso la partecipazione dei lavoratori dovrà essere regolata dai contratti collettivi aziendali.

La legge stabilisce poi che le procedure di selezione degli amministratori rappresentanti debbano infatti essere definite dai sindacati attraverso meccanismi che garantiscano la rappresentatività e la competenza dei candidati. In particolare, i lavoratori devono essere coinvolti nel processo di selezione, scegliendo i propri rappresentanti in modo democratico e trasparente.

Incentivi economici

Per incentivare sul fronte economico la partecipazione dei lavoratori alla vita ed agli utili delle imprese la legge prevede una serie di benefici economici. Per quanto riguarda la distribuzione degli utili la legge prevede infatti che una quota degli utili d’impresa pari almeno al 10% degli utili complessivi possa essere distribuita ai lavoratori beneficiando di una un’imposta sostitutiva del 5%. E’ però necessario che anche la distribuzione avvenga in esecuzione di contratti collettivi aziendali o territoriali stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi ed oltre a questo l’importo complessivo non può superare i 5.000 euro lordi per ciascun lavoratore . Oltre a questo la legge prevede piani di partecipazione finanziaria che consentono ai lavoratori di acquisire una partecipazione diretta nell’impresa mediante l’assegnazione di azioni aziendali. In pratica le aziende possono decidere di sostituire i premi di risultato, solitamente erogati in denaro, con azioni aziendali che rappresentano una parte della proprietà dell’impresa. Per quest’anno questi dividendi non possono superare i 1.500 euro annui e sono esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare.

Commissioni paritetiche e formazione

Un’altra novità riguarda la creazione e l’introduzione di commissioni paritetiche che permetteranno una partecipazione diretta dei lavoratori nei processi aziendali, con l’obiettivo di migliorare la gestione dell’impresa e favorire l’innovazione relativa a prodotti, processi produttivi, servizi e, soprattutto, organizzazione del lavoro. Per garantire che le commissioni siano efficaci e che i lavoratori abbiano le competenze necessarie per partecipare attivamente alla gestione dell’impresa, la legge prevede che i rappresentanti dei lavoratori ricevano una formazione obbligatoria di almeno dieci ore annue che può essere finanziata attraverso enti bilaterali, il Fondo Nuove Competenze e i Fondi interprofessionali per la formazione continua.

Monitoraggio della legge

Viene istituita una Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori col compito di monitorare e supervisionare le modalità di partecipazione nelle imprese, garantire che le procedure vengano rispettate e che i lavoratori abbiano effettivamente la possibilità di influire sulle decisioni aziendali. La Commissione avrà anche il compito di pronunciarsi su eventuali controversie interpretative relative alle modalità di applicazione delle leggi sulla partecipazione, proponendo misure correttive in caso di violazioni delle norme. Ogni due anni la Commissione dovrà presentare al Cnel una relazione sullo stato di attuazione della legge evidenziando i progressi compiuti e le aree che necessitano di miglioramenti.

La Cisl brinda

«Con l’approvazione definitiva al Senato della “legge Sbarra” sulla partecipazione, si scrive oggi una pagina storica per il mondo del lavoro e per l’Italia. Dopo 77 anni, l’articolo 46 della Costituzione trova finalmente attuazione grazie a una mobilitazione durata due anni – ha commentato la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola -. Una lunga marcia che ha visto la Cisl raccogliere quasi 400.000 adesioni in tutte le regioni, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei territori. Un cammino della responsabilità che ha fatto emergere con forza il valore popolare e antipopulista di questa riforma: una risposta democratica ai bisogni veri delle persone, verso un’innovazione che guarda al futuro e non al passato, lontana da ogni sterile ideologismo e demagogia. Questa legge – ha concluso Fumarola – rappresenta una svolta culturale oltre che normativa».



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