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Come utilizzare i residui PNRR: le linee guida per gli enti pubblici


I residui PNRR rappresentano una risorsa preziosa per completare il processo di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione italiana. La nuova direttiva firmata dal Sottosegretario Alessio Butti, pubblicata il 3 aprile 2025, fornisce un quadro strategico per il loro utilizzo, consentendo ai Soggetti attuatori di massimizzare l’impatto degli investimenti già realizzati e garantire la sostenibilità degli interventi di digitalizzazione.

 

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Il documento fornisce linee guida essenziali per l’utilizzo degli eventuali residui finanziari derivanti dai progetti PNRR a “lump sum”, introducendo un approccio innovativo che punta a massimizzare gli impatti degli investimenti già realizzati.

Residui PNRR: contesto e finalità della direttiva

La direttiva per la gestione dei residui PNRR, firmata dal Sottosegretario Alessio Butti il 23 gennaio 2025 e registrata dalla Corte dei conti il 18 marzo 2025, nasce dall’esigenza di fornire indicazioni chiare ai numerosi Soggetti attuatori (oltre 23.000) che hanno beneficiato dei finanziamenti a somma forfettaria (lump sum) nell’ambito degli Avvisi pubblici gestiti dal Dipartimento per la trasformazione digitale.

Come dichiarato dallo stesso Sottosegretario Butti: “Una trasformazione digitale incentrata sull’implementazione di progetti di qualità e duraturi. Con quest’impostazione è nata la strategia PA digitale 2026, che oggi rilanciamo grazie a questa Direttiva che suggerisce i principi guida con cui rinforzare e rilanciare e massimizzare gli impatti dei progetti finanziati dal PNRR”.

Il contesto normativo della direttiva si inserisce nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con particolare riferimento alla Missione 1, Componente 1, dedicata alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. La direttiva fa specifico riferimento all’art. 53, comma 1, lettera c) del Regolamento 2021/1060 del Parlamento europeo, che prevede la possibilità per gli Stati membri di erogare sovvenzioni sotto forma di “somme forfettarie”, e all’art. 10, comma 4, del decreto-legge n. 121/2021, che consente l’utilizzo delle “opzioni di costo semplificate” nell’ambito del PNRR.

Il meccanismo della “lump sum” e i residui PNRR

Una delle innovazioni più significative introdotte dal Dipartimento per la trasformazione digitale è stata l’adozione del meccanismo delle “lump sum” (somme forfettarie) per i finanziamenti PNRR. Questo approccio rappresenta una notevole semplificazione amministrativa, in quanto:

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  • I contributi vengono concessi come somme forfettarie erogate in un’unica soluzione
  • L’erogazione avviene a seguito del completamento delle attività previste
  • Non è richiesta una rendicontazione economica dettagliata
  • Gli enti possono utilizzare eventuali residui per altre finalità

La direttiva definisce chiaramente cosa si intende per “importi residui”: le somme forfettarie concesse con decreti di finanziamento non utilizzate dal Soggetto attuatore per la realizzazione del progetto, ovvero l’eventuale differenza positiva tra l’importo del contributo PNRR ricevuto (lump sum) e gli importi effettivamente spesi per realizzare il progetto. Questi residui possono anche cumularsi qualora l’ente abbia ottenuto contributi a lump sum su più avvisi pubblici.

È importante sottolineare che questi residui, una volta concluse le attività e ottenuta l’asseverazione formale e sostanziale da parte del Dipartimento, perdono tecnicamente il vincolo di destinazione. Tuttavia, la direttiva mira proprio a indirizzare gli enti verso un utilizzo strategico di queste risorse, coerente con gli obiettivi di digitalizzazione della PA.

I principali destinatari della direttiva

La direttiva si rivolge specificamente ai Soggetti attuatori finanziati dagli avvisi a lump sum pubblicati dal Dipartimento per la trasformazione digitale su PAdigitale2026, a valere sulle misure per la digitalizzazione della pubblica amministrazione previste dalla M1-C1 del PNRR.

In particolare, è rivolta a quegli enti che:

  • Hanno ottenuto il contributo previsto dagli avvisi di finanziamento
  • Hanno completato le attività previste con esito positivo dell’asseverazione
  • Non hanno speso l’intera somma forfettaria ricevuta, generando così importi residui

Questi soggetti, prevalentemente amministrazioni pubbliche locali, sono invitati a seguire i principi guida delineati nella direttiva per massimizzare l’impatto dei fondi ricevuti e contribuire efficacemente alla trasformazione digitale del Paese.

I cinque principi guida per la gestione dei residui

La direttiva individua cinque principi fondamentali che dovrebbero guidare i Soggetti attuatori nella gestione delle risorse residue. Analizziamoli uno per uno, evidenziando rischi e opportunità per la PA:

Prudenza

Principio: si suggerisce di procedere all’utilizzo delle eventuali eccedenze solo dopo aver concluso il progetto finanziato da un avviso a lump sum e aver ricevuto esito positivo all’asseverazione tecnica e formale da parte del Dipartimento per la trasformazione digitale.

Opportunità: l’applicazione di questo principio offre agli enti una maggiore certezza nella pianificazione finanziaria, riducendo significativamente il rischio di dover restituire fondi già impegnati in caso di valutazione negativa del progetto. Inoltre, consente di valutare con calma e strategicamente le priorità di investimento delle risorse residue, potendo basare le decisioni su un quadro completo e definitivo.

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Rischi: adottare un approccio eccessivamente prudenziale potrebbe comportare ritardi nell’utilizzo delle risorse residue, compromettendo la tempestività degli interventi complementari che potrebbero essere necessari per massimizzare l’efficacia dei progetti principali. Esiste inoltre il rischio di perdere l’opportunità di integrare immediatamente i progetti in corso con risorse aggiuntive, nonché di immobilizzare risorse preziose a fronte di potenziali lunghi tempi di asseverazione da parte del Dipartimento, ma considerando che (per molti avvisi) sono già stati erogati i fondi, questo rischio si riduce drasticamente.

Massimizzazione degli impatti dei finanziamenti ottenuti

Principio: Si suggerisce di destinare le risorse residue ai capitoli di bilancio relativi all’ambito delle spese per la digitalizzazione dell’ente, per esempio a spese utili a rafforzare la portata degli avvisi stessi, a fornire maggiore sostenibilità nel tempo agli interventi effettuati, o più in generale alle spese nel campo del comparto ICT dell’ente.

Opportunità: Questo principio consente un significativo rafforzamento dell’efficacia degli interventi già realizzati, favorendo la creazione di preziose sinergie tra diversi progetti di digitalizzazione all’interno dell’ente. Gli enti hanno così l’occasione di completare aspetti non pienamente sviluppati nei progetti originari e di utilizzare le risorse residue per implementare aggiornamenti tecnologici necessari che potrebbero non essere stati previsti inizialmente, migliorando così la qualità complessiva dell’infrastruttura digitale.

Rischi: Il principale rischio associato a questo principio è la possibile dispersione delle risorse su troppi micro-interventi senza generare un impatto realmente significativo. Si potrebbe inoltre verificare una potenziale sovrapposizione con altri finanziamenti già previsti per l’ICT, creando ridondanze e inefficienze. Gli enti potrebbero incontrare difficoltà nel misurare l’effettivo impatto aggiuntivo generato dai fondi residui e, in assenza di una pianificazione adeguata, potrebbero utilizzare le risorse in modo non strategico, senza una visione d’insieme coerente della trasformazione digitale dell’ente.

Sostenibilità degli interventi effettuati

Principio: si suggerisce di destinare almeno parte delle risorse residue a progetti formativi e/o di aggiornamento, destinati al personale impiegato nell’utilizzo delle soluzioni tecnologiche e digitali realizzate attraverso le misure M1-C1 del PNRR, per un loro utilizzo nella loro piena funzionalità e finalità, previste dagli avvisi stessi.

Opportunità: investire parte dei residui in formazione rappresenta un’opportunità fondamentale per valorizzare il capitale umano dell’ente, garantendo l’effettivo e pieno utilizzo delle soluzioni tecnologiche implementate. Questo approccio consente di creare competenze interne solide che riducono la dipendenza da fornitori esterni, con conseguenti risparmi nel lungo periodo. Inoltre, la formazione gioca un ruolo cruciale nel promuovere un cambiamento culturale verso la digitalizzazione, favorendo l’accettazione e l’adozione delle nuove tecnologie da parte del personale.

Rischi: il successo degli investimenti formativi può essere compromesso se la formazione non viene adeguatamente progettata o risulta troppo generica, non rispondendo alle reali esigenze operative del personale. Un rischio significativo è rappresentato dal potenziale turnover del personale formato, che comporterebbe una perdita dell’investimento effettuato. Non va sottovalutata inoltre la possibile resistenza al cambiamento da parte dei dipendenti, che potrebbe vanificare gli sforzi formativi se non adeguatamente gestita. Infine, gli enti potrebbero incontrare difficoltà nel misurare concretamente il ritorno dell’investimento in formazione, rendendo complessa la valutazione dell’efficacia delle iniziative intraprese.

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Comunicazione, pubblicità e trasparenza degli interventi effettuati

Principio: si suggerisce di destinare almeno parte delle risorse residue alla massima comunicazione degli interventi realizzati con fondi PNRR e alla diffusione dei risultati raggiunti, al fine di contribuire alla piena fruizione da parte dei destinatari delle misure di digitalizzazione, cittadini e imprese in primis.

Opportunità: una comunicazione efficace degli interventi realizzati può favorire una maggiore adozione dei servizi digitali da parte di cittadini e imprese, massimizzando così il valore degli investimenti effettuati. Questo approccio contribuisce a migliorare la percezione della PA come entità innovativa ed efficiente, costruendo fiducia nei servizi pubblici digitali. La comunicazione dei risultati consente inoltre la condivisione di best practice con altre amministrazioni, creando un circolo virtuoso di apprendimento reciproco, e rafforza la trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici, aspetto fondamentale per la credibilità istituzionale. Considerato che, per ogni avviso della Misura 1 Componente 1, c’è almeno un obiettivo nel piano triennale per l’informatica, il mio suggerimento è di allineare il piano con le attività, magari creando una sezione dedicata sul sito istituzionale dell’ente, come d’altronde richiesto dall’allegato n. 4 – Indicazioni per la trasparenza delle misure del PNRR, parte integrante del Decreto del Ministro per la Pubblica Amministrazione del 9 dicembre 2021 “Modalità di pubblicazione dei dati relativi all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ai sensi dell’articolo 1, comma 15, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113.”.

Rischi: gli investimenti in comunicazione potrebbero risultare non efficaci o non sufficientemente mirati se non progettati con attenzione, disperdendo risorse preziose. Un rischio concreto è quello di creare una sproporzione tra le risorse destinate alla comunicazione e quelle effettivamente investite nei servizi stessi, generando aspettative che non corrispondono alla realtà dei servizi offerti. La comunicazione potrebbe inoltre non essere adeguatamente coordinata con altre iniziative dell’ente, creando messaggi frammentati o contraddittori. Infine, esiste il rischio di focalizzarsi eccessivamente sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza dei servizi offerti, con potenziali ripercussioni negative sulla fiducia dei cittadini qualora i servizi non fossero all’altezza della comunicazione.

Integrazione con altri interventi e fondi

Principio: qualora l’ammontare di risorse in eccesso sia sufficientemente significativo, si suggerisce agli enti di destinare eventuali risorse residue all’integrazione di altri interventi del Soggetto attuatore aventi le stesse finalità dei progetti PNRR, sostenuti con altri fondi europei, nazionali e regionali, in particolare con gli interventi previsti dagli obiettivi strategici FSC 2021-2027 per l’area strategica digitalizzazione.

Opportunità: l’integrazione dei residui PNRR con altri fondi rappresenta un’opportunità strategica per creare importanti sinergie tra diverse fonti di finanziamento, generando un effetto moltiplicatore delle risorse disponibili che può amplificare significativamente l’impatto degli interventi. Questo approccio favorisce una maggiore coerenza degli interventi di digitalizzazione, inserendoli in un quadro strategico unitario, e offre la possibilità di affrontare progetti più ambiziosi e complessi che sarebbero difficilmente realizzabili con fondi separati, ottimizzando così l’utilizzo complessivo delle risorse pubbliche.

Rischi: l’integrazione di fondi provenienti da diverse fonti comporta inevitabilmente una maggiore complessità gestionale, dovuta alla necessità di rispettare regole e procedure potenzialmente diverse. Possono emergere potenziali conflitti tra i requisiti di rendicontazione di diversi programmi, aumentando il carico amministrativo per gli enti. Senza un adeguato coordinamento, esiste inoltre il rischio concreto di duplicazione degli interventi, con conseguente spreco di risorse. Gli enti potrebbero anche incontrare difficoltà nel tracciare con precisione l’utilizzo specifico delle diverse fonti di finanziamento, complicando le attività di monitoraggio e valutazione dei risultati.

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Il monitoraggio dell’implementazione e ruolo del transformation office

La direttiva prevede che il monitoraggio dello stato di avanzamento delle attività connesse alla sua attuazione sia affidato al Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso il Transformation Office.

Questo aspetto è particolarmente rilevante perché consente di:

  • Verificare l’effettiva applicazione dei principi guida da parte degli enti
  • Raccogliere dati sull’utilizzo dei residui per valutare l’impatto complessivo
  • Identificare best practice da condividere con altri Soggetti attuatori
  • Fornire supporto agli enti che incontrano difficoltà nell’implementazione

Il Transformation Office, costituito da team territoriali dislocati in tutto il Paese, rappresenta uno strumento innovativo di accompagnamento per i Soggetti attuatori, in linea con l’approccio semplificato e supportivo che caratterizza l’intera strategia PA digitale 2026.

Implicazioni per le strategie di digitalizzazione

La direttiva sui residui PNRR si inserisce in un quadro più ampio di trasformazione digitale della PA italiana, che include:

  1. Il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione 2024-2026, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2024 e aggiornato il 23 gennaio di quest’anno;
  2. Le previsioni della Missione 1, Componente 1 del PNRR
  3. L’Agenda digitale italiana, elaborata come strategia nazionale nell’ambito dell’Agenda digitale europea

In questo contesto, la gestione intelligente dei residui rappresenta un’opportunità per gli enti di completare e consolidare il proprio percorso di digitalizzazione, superando la logica del singolo progetto per adottare un approccio più sistemico e strategico.

L’innovazione principale introdotta dalla direttiva consiste proprio nel suggerire agli enti di considerare i residui non come risorse da utilizzare in modo discrezionale, ma come un’opportunità per massimizzare l’impatto degli investimenti già realizzati, in coerenza con gli obiettivi strategici della trasformazione digitale.

Opportunità di consolidamento

La direttiva firmata dal Sottosegretario Butti rappresenta un’importante occasione per tutti i Soggetti attuatori di consolidare i risultati raggiunti con i progetti PNRR e di garantire la sostenibilità a lungo termine degli investimenti effettuati.

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I cinque principi guida delineati nella direttiva offrono agli enti un quadro di riferimento chiaro per orientare le proprie scelte, pur mantenendo l’autonomia decisionale che caratterizza l’approccio del PNRR.

In un contesto in cui la trasformazione digitale è una priorità strategica per il Paese, la gestione oculata delle risorse residue può fare la differenza tra progetti che si esauriscono una volta terminato il finanziamento e interventi che generano un impatto duraturo, contribuendo effettivamente a cambiare il rapporto tra la PA, i cittadini e le imprese.

La sfida per i Soggetti attuatori è ora quella di cogliere questa opportunità, utilizzando i residui in modo strategico per completare il proprio percorso di digitalizzazione e massimizzare il ritorno dell’investimento per la collettività.


Altri approfondimenti su come gestire al meglio i residui PNRR sono disponibili su www.manualertd.it



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