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Cresce la propensione per l’economia circolare, ma resta il nodo fiducia – Economia e Finanza


(Teleborsa) – Tra gli italiani cresce la propensione ad acquistare prodotti usati, rigenerati o ricondizionati, in particolare tra i più giovani e le persone con una laurea, ma peggiora la percezione della loro affidabilità e durabilità; permane, inoltre, una forte preferenza per l’essere proprietari di un prodotto. Cresce la consapevolezza verso consumi più sostenibili e la preferenza per imballaggi riutilizzabili o realizzati con materiali riciclati, così come l’adozione di comportamenti idonei ad allungare la vita utile dei prodotti.

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Sono alcune delle evidenze che emergono dal report FragilItalia, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, nell’ambito del progetto Terrific, sulla base di un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo della società italiana, dedicato ai consumi circolari, che aggiorna una identica survey condotta nel 2023 e si articola in cinque capitoli, ossia: Leasing, noleggio e sharing; Acquisto, uso ed economia circolare; Packaging e sostenibilità; ciclo di vita dei prodotti; Dare una seconda vita ai prodotti.

Il report, presentato in occasione della Conferenza nazionale dell’economia circolare, rivela una crescente apertura degli italiani verso forme di consumo alternative all’acquisto tradizionale. Il 48% ha acquistato prodotti usati (+ 3 punti percentuali rispetto a due anni fa), il 39% rigenerati (+3 punti). Queste modalità sono particolarmente diffuse tra i giovani (il 57% degli under 30 dichiara di acquistare prodotti usati, il 41% rigenerati), i lavoratori (rispettivamente 55% e 46%) e le persone laureate (52% e 47%). In calo di 2 punti, invece, la percentuale di chi noleggia un prodotto (24%) e di chi utilizza servizi di sharing (al 13%); di 3 punti l’utilizzo del leasing (12%). Auto e moto sono i beni più interessati da leasing e sharing, mentre abbigliamento, piccoli elettrodomestici e prodotti tecnologici dominano le preferenze per l’usato e il rigenerato. Nonostante ciò, permane una forte preferenza per la proprietà: 2 italiani su 3 preferiscono essere proprietari di ciò che utilizzano, un dato in crescita di 5 punti rispetto a due anni fa, mentre diminuisce di 6 punti la quota di chi preferisce l’uso di un prodotto senza la proprietà. Inoltre, diminuisce di 9 punti la percezione di affidabilità del prodotto di seconda mano rispetto al nuovo e di 7 punti quella della durabilità.

“Il report FragilItalia -sottolinea Simone Gamberini, Presidente Legacoop– fotografa un’Italia che, anche a fronte dell’aumento dei prezzi registrato in questi anni, sta riorientando le proprie abitudini di consumo verso modelli più sostenibili ed economici. La crescente propensione all’acquisto di prodotti usati, rigenerati o ricondizionati, soprattutto nelle nuove generazioni, segnala un cambiamento culturale in atto, che tuttavia si scontra ancora con barriere di fiducia, costi e accessibilità. È evidente che l’economia circolare non è solo una scelta etica, ma anche una risposta concreta a un contesto economico che mette sotto pressione i bilanci familiari e di alcuni segmenti della società. Come Legacoop siamo convinti che le cooperative possano giocare un ruolo chiave nel promuovere questi modelli rendendoli più diffusi e inclusivi, diffondendo servizi di riparazione, riuso e distribuzione sostenibile. Servono però politiche più incisive, che coinvolgano le istituzioni e gli attori economici e sociali, accompagnino la transizione, rafforzino le reti locali e stimolino le imprese ad innovare nel segno della durabilità e della responsabilità”.

Altri dati interessanti quelli relativi alle scelte di acquisto. Il 91% cerca di acquistare prodotti che abbiano una maggiore durata (+ 4 punti), il 90% che siano facilmente riparabili (+ 7 punti) e l’85% che siano riutilizzabili (+ 10 punti). Per incentivare scelte di acquisto coerenti con un’economia circolare, l’89% (+ 3 punti) chiede sconti sui prodotti di seconda mano e maggiore trasparenza sulla loro affidabilità (+ 4 punti); l’87% una rete di vendita più accessibile per queste tipologie di prodotti (+ 4 punti) ed incentivi economici all’acquisto (+ 3 punti). Da segnalare, anche in questo caso, una differenza di carattere generazionale: gli over 64 sono più ottimisti riguardo all’utilità di queste iniziative, gli under 30 più scettici. Emergono, insomma, scelte sempre più interpretabili anche sotto il profilo dell’economicità, non solamente come conseguenza della crescita di sensibilità verso queste tematiche, ma anche della risposta agli andamenti dei consumi. Notevole l’attenzione alla sostenibilità del packaging dei prodotti: l’82% ritiene importante che sia riutilizzabile più volte e l’80% che sia realizzato con materiale riciclato. Inoltre, per 1 intervistato su 2 le caratteristiche di sostenibilità del packaging influiscono sulle scelte di acquisto, soprattutto per la necessità di una maggiore attenzione all’ambiente. Tuttavia, anche se 1 intervistato su 2 ha acquistato prodotti con imballaggi in bioplastica, solo il 51% di chi l’ha fatto l’ha smaltito correttamente nell’organico (ma il 64% degli under 30 e il 58% dei laureati).

“Da questa indagine arriva un segnale chiarissimo: oltre il 90% delle persone sceglie un prodotto in base alla sua durata. È un dato che va nella direzione giusta delle scelte individuali e che va quindi supportato con un sostegno più deciso alle azioni a monte del ciclo di vita dei prodotti, come l’eco-design, la gestione circolare e il riutilizzo.” – sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione dello sviluppo sostenibile, che aggiunge: “Eco-design, infatti, significa pensare e realizzare oggetti che durino più a lungo, che siano facilmente riparabili, aggiornabili, smontabili e riciclabili, con un impatto ambientale ridotto in tutte le fasi: dalla produzione all’uso, fino allo smaltimento. È il primo passo per una vera economia circolare. Servirebbero anche sia maggiore e più puntuale informazione sulle caratteristiche di circolarità dei prodotti, sia iniziative per renderli più circolari e più convenienti per i consumatori”.

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La sezione del report dedicata al “second hand” e al ciclo di vita dei prodotti evidenzia una crescente consapevolezza dei consumatori italiani sulla necessità di allungare la vita utile dei prodotti. Oltre l’80% ritiene che la nostra società sia troppo materialista, orientata all’acquisto di nuovi beni piuttosto che alla cura di quelli esistenti. Le principali barriere alla riparazione, per tutte le categorie di prodotto, sono i costi elevati. I prodotti tech non sono fatti per essere riparati; abbigliamento e arredamento non vengono riparati per la mancanza di professionalità adeguate, auto e moto perché i tempi sono troppo lunghi, i grandi elettrodomestici per le difficoltà di trasporto ai centri assistenza. Tra le principali “strategie” per allungare la vita dei beni durevoli, il 76% cerca di utilizzarli con maggior cura (+3 punti), il 70% cerca di fare manutenzioni regolari (+ 3 punti), il 68% ricorre a riparazioni se possibili e non troppo costose, il 67% sceglie prodotti riparabili (+ 3 punti). Se un prodotto non funziona più, l’aione maggiormente intrapresa è quella della riparazione. Come seconda scelta, ma a grande distanza percentuale rispetto alla riparazione, prodotti tech, grandi elettrodomestici, auto e moto vengono sostituiti con prodotti equivalenti dal punto di vista funzionale, i piccoli elettrodomestici vengono sostituiti con prodotti nuovi, mentre per abbigliamento, accessori e arredamento si valuta se siano indispensabili o si può farne a meno. Quando un oggetto è ancora funzionante ma non più utile, il 51% degli intervistati dichiara di buttarlo smaltendolo correttamente; 4 su 10 lo donano. Rispetto a due anni fa cala di 15 punti la quota di chi tiene pezzi che potrebbero essergli utili, di 13 punti quella di chi cerca di dare una nuova vita al prodotto cambiandone la destinazione d’uso, di 8 punti quella di chi lo regala. Infine, riguardo al mercato dell’usato, le principali barriere alla vendita e all’acquisto vengono indicate nel timore di truffe (44%) e nella scarsa conoscenza dei canali e dei prezzi (31%).

(Foto: ©yarruta/123RF)



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