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Utility token, tutto quello che bisogna sapere


Disporre di una varietà di strumenti tradizionali e alternativi, come soluzioni finanziarie innovative, per spingere la crescita aziendale è una priorità. Gli utility token, asset digitali nati con la tecnologia blockchain, sono un utile strumento per ottenere capitale, costruire una community e incentivare l’uso dei propri prodotti o servizi.

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Per cogliere questa opportunità di innovazione in modo sicuro, è essenziale imparare a conoscere la tecnologia e i suoi meccanismi di funzionamento e soprattutto comprenderne gli aspetti legali e strategici. Il quadro normativo in Italia e in Europa è ancora in evoluzione, perciò bisogna porre particolare attenzione alle zone d’ombra e alle novità in continuo aggiornamento.

Cosa sono gli utility token

Un utility token è un asset digitale che concede al suo possessore l’accesso a specifici prodotti, servizi o funzionalità all’interno di un ecosistema basato su blockchain. Per esempio, può essere utilizzato per acquistare beni o servizi o sbloccare funzionalità premium di un servizio, tutto all’interno della rete blockchain di riferimento. Gli utility token, quindi, sono legati a una specifica piattaforma e non possono essere “spesi” su qualsiasi rete blockchain.

In quanto emessi sulla blockchain, gli utility token permettono sempre di verificare i dati della transazione (offerente, sottoscrittore, condizioni) in modo sicuro e trasparente, senza possibilità di manipolazioni o cancellazioni.

Esempi di utility token

Il valore di questi asset è legato all’utilità percepita dagli utenti all’interno della piattaforma di riferimento, quindi alla domanda e all’utilizzo effettivo dei servizi a cui danno accesso, ed è influenzato dalla crescita del progetto o dell’ecosistema da cui provengono.

Facciamo qualche esempio:

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  • Ether (ETH), token usato per pagare le commissioni di transazione ed eseguire smart contract sulla rete Ethereum
  • BNB di Binance, token che offre sconti sulle commissioni e accessi esclusivi nell’ecosistema dell’exchange di riferimento
  • Basic Attention Token (BAT), che nel browser Brave serve a premiare utenti che visualizzano pubblicità volontariamente e ad acquistare spazi pubblicitari
  • GMT/GST di STEPN, token per premiare gli utenti dell’app di fitness che realizzano obiettivi di corsa o di camminata, permettono di accedere a funzionalità extra nell’app.

Da questi esempi si può comprendere un’analogia di frequente utilizzata per descrivere gli utility token: possono essere paragonati a una carta fedeltà o a un buono prepagato, o ancor meglio a un buono pasto. Come i buoni pasto, gli Utility Token hanno valore solo all’interno dei circuiti che li accettano, in questo caso della piattaforma predisposta per “spendere” quei token.

Utility token vs Security token: le differenze

Gli Utility Token non vanno confusi con i Security Token. Questi ultimi, infatti, sono rappresentazioni digitali di strumenti di investimento veri e propri, come azioni, obbligazioni o quote societarie. Riguardano, quindi, asset del mondo reale. Gli Utility Token, invece, non conferiscono diritti patrimoniali né di governance e riguardano asset di un ecosistema online.

La principale conseguenza di questa distinzione è che i Security Token sono soggetti alle stringenti regolamentazioni previste per gli strumenti finanziari tradizionali (es. MiFID), mentre gli Utility Token no, infatti ricadono nell’ambito di applicazione del MiCA, regolamento europeo specifico per il mercato dei cripto-asset.

La differenza tra i due tipi di asset digitali si esplica anche sul piano del funzionamento operativo, che determina un diverso rapporto tra società offerenti e sottoscrittori: nel caso dei Security Token c’è un ente terzo che ne certifica l’emissione, quindi si può offrire la garanzia di una validazione autorevole, mentre nel caso degli Utility Token il rapporto tra offerente e sottoscrittore si basa esclusivamente sulla fiducia del secondo nei confronti del primo.

La linea di demarcazione tra Utility e Security token può talvolta essere sfumata, e la classificazione dipende spesso dalle specifiche caratteristiche del token e dalle modalità con cui viene offerto e commercializzato. Per questo è importante valutare caso per caso il quadro normativo di riferimento da adottare.

Utility token, le opportunità per le imprese

Gli Utility Token possono rappresentare per le imprese italiane una leva per:

  • Validare modelli di business innovativi
  • Costruire una community attiva e coinvolta
  • Incentivare l’utilizzo dei propri servizi.

Non sono solo strumenti per raccogliere capitali, quindi, ma potenziali elementi strategici di un modello di business. Per un’impresa, emettere un Utility Token significa avere la possibilità di costruire attorno al proprio prodotto o servizio un ecosistema digitale, dove il token diventa il fulcro delle interazioni tra azienda e utenti.

Come usare gli utility token: esempi pratici

Vediamo alcuni esempi pratici.

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  • Pre-vendita e accesso anticipato a prodotti o servizi: Utility Token per offrire accesso anticipato a nuovi prodotti o versioni beta di servizi digitali. È una strategia che consente di finanziare lo sviluppo e testare il mercato, coinvolgendo direttamente i primi utenti. Questo modello è particolarmente utile in ambito tech, gaming, software-as-a-service e contenuti digitali.
  • Gamification e fidelizzazione dei clienti: nell’ambito di una strategia di gamification il token può assumere il ruolo di “credito” all’interno di una piattaforma, offrendo sconti, premi, livelli di accesso esclusivi o contenuti premium. È un approccio di marketing che può essere sfruttato per l’e-commerce, l’entertainment, ma anche nei percorsi di formazione e molti altri ambiti.
  • Monetizzazione di servizi e microtransazioni: sulle piattaforme digitali, gli Utility Token sono ideali per abilitare microtransazioni, evitando i costi e le rigidità dei circuiti tradizionali di pagamento. Possono rendere più fluido e automatizzato il processo di pagamento di servizi in abbonamento, di pagamenti pay-per-use, di donazioni ecc.
  • Espansione e community: con un token ben progettato, è possibile stimolare la crescita dell’ecosistema virtuale e reale che ruota intorno all’azienda. Gli utenti possono essere incentivati a promuovere la piattaforma, a coinvolgere nuovi utilizzatori, a contribuire alla produzione di contenuti o alla fornitura di servizi per ottenere determinati tipi di token. Questo favorisce l’acquisizione di clienti e la visibilità.

Come valorizzare gli utility token

Per sfruttare al meglio queste opportunità è necessario:

  • Definire con precisione la funzione del token
  • Costruire un piano di marketing e sales strutturato
  • Investire nella comunicazione con gli stakeholder
  • Prepararsi alla compliance normativa.

Tre modalità per raccogliere capitali con Utility Token: ICO, IEO e IDO

Veniamo ora alla pratica: come si fa a raccogliere capitali con degli Utility Token? Le modalità di offerta utilizzabili sono tre: Initial Coin Offering (ICO), Initial Exchange Offering (IEO) e Initial DEX Offering (IDO).

Initial Coin Offering (ICO)

Le ICO sono state le prime a emergere come modalità di raccolta fondi con Utility Token, in un clima di sperimentazione al di fuori di qualsiasi quadro normativo tra il 2013 e il 2018.

Come funziona? L’azienda emette in autonomia token, che vengono acquistati dai sostenitori, solitamente tramite criptovalute e sulla base di condizioni stabilite in smart contract. Il processo è gestito direttamente dal team dell’azienda, che seleziona la rete blockchain, si occupa della promozione e della vendita e gestisce la distribuzione dei token agli investitori.

I vantaggi di questa modalità:

  • Accesso ai capitali senza intermediazione
  • Bacino di utenti internazionale e non solo nazionale
  • Costi contenuti
  • Nessuna cessione di equity
  • Pieno controllo sulla strategia.

Criticità:

  • Elevati rischi normativi e reputazionali
  • Volatilità del valore dei token
  • Illiquidità dei token (assenza di un valore di listino)
  • Scarsa fiducia degli investitori.

Le criticità sono emerse dopo i numerosi casi di truffa e illiquidità che hanno evidenziato tutti i limiti di un modello privo di definizione normativa e di controllo. A lungo le ICO di Utility Token sono state uno strumento molto usato dalle startup per raccogliere capitale in criptovalute e convertirlo poi in valuta FIAT. Il primo problema era che non ci fosse un vero e proprio modo per vendere il token sottoscritto, quindi i sottoscrittori si ritrovavano in mano un asset altamente illiquido e difficilmente monetizzabile. Ma il secondo e più grave problema fu che dietro moltissimi progetti si nascondevano in realtà delle truffe, ideate da persone che non avevano alcuna intenzione di realizzare quanto promesso con i capitali raccolti.

 

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Questo ha portato gli investitori a perdere completamente fiducia non solo negli Utility Token, ma anche nelle criptovalute in sé, che infatti hanno subito un colossale crollo di valore. Per questo, dopo il 2018, il ricorso alle ICO è diminuito, lasciando spazio ad alternative più strutturate.

Initial Exchange Offering (IEO)

Le IEO avvengono tramite piattaforme di scambio centralizzate (dette exchange) che si occupano della vendita dei token ai loro utenti per conto delle aziende. Le piattaforme hanno il ruolo di selezionare i progetti, effettuare due diligence e gestire le procedure antiriciclaggio.

Come funziona? Un’azienda presenta il progetto alla piattaforma, descrivendo il tipo di token che vuole emettere e gli scopi dell’emissione e fornendo la documentazione della società e il suo business plan. L’exchange agisce da intermediario e analizza le candidature per stabilire se ammettere i token proposti alla vendita sul proprio portale. Dopo la vendita, i token vengono subito listati sulla piattaforma e possono essere subito scambiati dagli investitori. Questo ha permesso di creare subito un mercato secondario, eliminando uno dei principali punti di debolezza delle ICO.

I vantaggi di questa modalità:

  • Maggiore credibilità e fiducia degli investitori grazie alla validazione dell’exchange
  • Supporto per la conformità normativa
  • Accesso a una base utenti già esistente
  • Liquidità immediata dei token.

Criticità:

  • Costi di quotazione e percentuali trattenute dall’exchange
  • Minore controllo da parte dell’emittente
  • Selezione all’ingresso e tempistiche di verifica
  • Obbligo di compliance alle regole dell’exchange e alla normativa finanziaria.

Token e blockchain nascono da un principio fondamentale di decentralizzazione che nelle IEO viene meno: per questo motivo molte società offerenti non hanno apprezzato questa modalità di raccolta come evoluzione delle ICO.

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Initial DEX Offering (IDO)

Le IDO rappresentano l’evoluzione decentralizzata delle IEO. I token vengono lanciati su exchange decentralizzati (DEX), che fungono solo da vetrina ma non da intermediari.

Come funziona? L’azienda crea il proprio token e lo quota direttamente su un DEX, eventualmente tramite una piattaforma di lancio che semplifica il processo, accessibile sempre in autonomia. Dopo la vendita, i token vengono subito listati sulla piattaforma e possono essere subito scambiati dagli investitori.

Il processo vuole quindi unire gli aspetti più vantaggiosi di ICO e IEO sia per le società offerenti sia per i sottoscrittori: da un lato le offerenti possono agire su una piattaforme decentralizzata in completa autonomia, dall’altro i sottoscrittori possono accedere a una bacheca elettronica in cui scambiare sul mercato secondario i propri token.

I vantaggi di questa modalità:

  • Nessun intermediario
  • Bassi costi di listing
  • Bacino di utenti internazionale
  • Liquidità immediata dei token
  • Controllo sull’intero processo.

Criticità:

  • Elevata volatilità
  • Rischi normativi
  • Gestione pratica e amministrativa a carico dell’azienda.

Il contesto normativo degli utility token

Il quadro giuridico europeo è in piena evoluzione in ambito cripto e blockchain. Il Regolamento MiCA, entrato in vigore nel 2023, introduce criteri uniformi in Europa per la classificazione e la gestione dei crypto-asset, comprese le offerte di Utility Token. In Italia, la Consob e la Banca d’Italia sono gli enti incaricati dell’applicazione del regolamento e hanno precisato la necessità di valutare caso per caso la natura giuridica degli asset digitali. Un altro riferimento normativo da tenere presente è il Decreto Fintech del marzo 2023.

Per ogni tipologia di offerta di Utility Token, la valutazione normativa è cruciale per le imprese italiane per evitare problemi legali durante e in seguito all’operazione. In particolare:

 

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  • Se si sceglie una ICO è necessario assicurarsi che il token possa rientrare nella categoria Utility e non in quella Security, verificando che non presenti caratteristiche di investimento.
  • Le IEO espongono a minori rischi normativi, perché l’exchange si occupa di verificare la compliance, ma in alcuni casi possono richiedere, come le ICO, la verifica della natura del token proposto.
  • Le IDO richiedono attenzione alle normative dei Paesi degli investitori, essendo operazioni decentralizzate e transfrontaliere. La natura del token (utility vs security) potrebbe essere soggetta a valutazione.

ICO e IDO, inoltre, richiedono che la conformità normativa per gli obblighi di trasparenza e antiriciclaggio sia verificata dalla società emittente stessa.

La complessità e l’indefinitezza del quadro normativo rende opportuno che le aziende italiane si avvalgano del supporto di legali esperti prima di avviare operazioni di token offering.



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