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Rai Storia, i programmi da domenica 4 a sabato 10 maggio



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DOMENICA 04/05/2025

Omaggio al Grande Torino

Il ricordo di Rai Cultura nel giorno dell’anniversario della tragedia di Superga

4 Maggio 1949. 17.04. L’aereo con a bordo l’intera squadra del Grande Torino si schianta sulla Basilica di Superga. Scompare l’intera squadra. Una tragedia che colpisce al cuore non solo la città di Torino, ma l’intera nazione. La ricorda Rai Cultura domenica 4 maggio con un doppio appuntamento su Rai Storia.

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Alle 17.45 “Grande Torino, romanzo di una squadra”: a raccontare le storie dei giocatori e ricordare le gesta del Grande Torino, Guido Vandone e Umberto Motto, i ragazzi delle giovanili che presero il posto dei “grandi” nelle ultime quattro giornate del campionato 1948/49. E poi i giornalisti Giampaolo Ormezzano e Italo Cucci, lo storico Mauro Canali, e i famigliari dei calciatori, tra cui Susanna Egri, figlia dell’allenatore Egri Erbstein, Franco Ossola, Pierluigi Gabetto, e Sandro Mazzola, ex calciatore e figlio del capitano della squadra, Valentino Mazzola.
Quel Torino era una squadra che aveva vinto tre campionati di fila, dal 1946 al 1948, macinando record e fornendo l’ossatura alla Nazionale italiana, valorizzando campioni come Virgilio Maroso, Guglielmo Gabetto, Mario Rigamonti, Franco Ossola, e il capitano Mazzola. La loro storia è quella dei ragazzi degli anni ‘40, giovani uomini simbolo dell’Italia che si risollevava dopo la guerra, rimboccandosi le maniche alla ricerca di normalità. La tragedia distrugge i sogni di migliaia di ragazzini e apre le porte della leggenda ai 17 giocatori, periti con tre allenatori, tre dirigenti, tre giornalisti e quattro uomini dell’equipaggio. Superga diventa il primo lutto collettivo dell’Italia moderna, l’anno zero del calcio italiano, la pietra d’inciampo della memoria condivisa del Paese. 

Alle 20.30, appuntamento con Paolo Mieli e il professor Paolo Colombo a Passato e presente, dove si sottolinea come il Grande Torino sia stato una squadra fortissima, in un periodo difficile per il paese: quello della ricostruzione post Seconda guerra mondiale. 

Mazzola, Gabetto, Loik, Bagicalupo sono alcuni dei giocatori che oltre a vestire la maglia del Toro, difendono anche i colori azzurri. Sono eroi per i bambini, sono idoli per la gente dopo la guerra, si affida anche al calcio, e al nascente totocalcio, per ricominciare a sognare una vita migliore.

Binario cinema

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La contessa Livia Serpieri, moglie di un aristocratico filoaustriaco, parteggia segretamente per i patrioti italiani. L’incontro con il giovane ufficiale austriaco Franz Mahler, però, cambia tutto. Un capolavoro firmato Luchino Visconti riproposto domenica 4 maggio alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Binario cinema”. Tra gli interpreti: Alida Valli, Farley Granger, Heinz Moog, Sergio Fantoni, Massimo Girotti.

Iconologie quotidiane

Mirabilia Urbis Romae

I Mirabilia Urbis Romae rappresentano un particolare genere letterario. Nell’anno giubilare del 1500, a Roma si stampano una grande quantità di guide, non solo in latino, ma in italiano, tedesco, francese e spagnolo. Ma i primi esemplari risalgono già al XII secolo. I Mirabilia Urbis Romae danno il via alla nuova stagione di “Iconologie quotidiane” con lo storico dell’arte Rodolfo Papa in onda da domenica 4 maggio in terza serata e in replica alle 8.30 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia. Questi testi illustrano i luoghi e i monumenti di Roma ai pellegrini che raggiungono l’Urbe e uniscono alla descrizione delle architetture della città antica, indicazioni sugli itinerari che il fedele deve compiere all’interno della città e informazioni sugli elementi liturgici della tradizione cattolica.

LUNEDI’ 05/05/2025

 

Ristrutturazione dei debiti

procedure di sovraindebitamento

 

Cronache dei nostri Tempi – Caccia al Tredici

A Rai Cultura la nascita del Totocalcio

“Era il 1944, in piena guerra, ero internato in Svizzera dove ero impiegato come manovale in un lavoro di bonifica del rodano, ero il 21915 e per reagire a quello stato d’animo e a quei tempi angosciosi, pensai al futuro e alla ricostruzione degli stadi e delle palestre che verosimilmente sarebbero stati distrutti, e così preparai un piano di autofinanziamento dello sport italiano, una specie di sogno proibito […] Trovati i finanziatori nacque la Sisal e poi con l’accordo del CONI il 5 maggio 1946 venne varata la prima schedina […] passò poi con decreto al CONI con il nome di Totocalcio”. Così il giornalista Massimo Della Pergola spiega come gli venne l’idea del Totocalcio, e in occasione dell’anniversario della prima schedina, è possibile riascoltare le sue parole nella puntata del programma del 1963 “Ieri Cronache dei nostri tempi” dedicata alle lotterie in Italia, che Rai Cultura ripropone lunedì 5 maggio alle 11.00 su Rai Storia.

Omaggio a Gino Bartali

Il ricordo di Rai Cultura a venticinque anni dalla scomparsa

Contabilità

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“Ginettaccio”, “L’uomo d’acciaio”, “Gino il Pio”, “L’intramontabile”: in una parola, Bartali. E’ lui il protagonista del doc che Rai Cultura propone lunedì 5 maggio alle 18.00 su Rai Storia, per il ciclo “Italiani”. Bartali nasce il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema, nei pressi di Firenze. La sua famiglia è d’origine contadina. Da ragazzo lavora come apprendista meccanico nella bottega di un ciclista. Si mette in luce tra i dilettanti e, passato professionista, nel 1936, a 22 anni vince con la Legnano il suo primo Giro d’Italia, che conquisterà anche l’anno successivo. L’anno della consacrazione arriva nel 1938 quando trionfa al Tour de France. Gino intanto ha conosciuto Adriana Bani, che sarà l’amore di una vita e che sposerà nel 1940.
Bartali fin da giovane è un fervido credente, è iscritto all’Azione Cattolica, è devoto a Santa Teresa di Lisieux, è terziario carmelitano. Gli anni della guerra gli porteranno via la possibilità di tante vittorie, ma faranno uscire la sua grandezza d’animo. Gino, amico del cardinale Elia Dalla Costa, si mette al servizio di una rete clandestina per il salvataggio degli ebrei. Tante volte farà in bicicletta il tragitto tra Firenze e Assisi, a rischio della propria vita, per trasportare documenti falsi contribuendo così al salvataggio di circa 800 persone. Gino non racconterà mai in pubblico questa storia perché, come diceva, “Il bene si fa ma non si dice”. Tuttavia, dopo la sua morte riceverà i meritati riconoscimenti: Medaglia d’oro al Merito civile, viene dichiarato “Giusto tra le nazioni”. Nel dopoguerra arriveranno le altre grandi vittorie di Bartali e la rivalità con Fausto Coppi, molto diverso da lui per carattere: l’Italia è divisa ormai in bartaliani e coppiani. Gino vince il Giro d’Italia del 1946, il cosiddetto “Giro della rinascita”, proprio davanti a Coppi, che aveva vinto da suo gregario l’ultimo giro prima della guerra. Ma la più grande impresa sportiva di Bartali è la vittoria al Tour de France del 1948, a 34 anni e a 10 di distanza dalla prima. La sua vittoria avviene in un momento molto critico, quello dell’attentato a leader comunista Palmiro Togliatti, ed è ancora più importante perché contribuisce a favorire un clima di pacificazione nel Paese. Gino correrà fino alla metà degli anni ’50 e poi si dedicherà sempre al ciclismo come dirigente sportivo e commentatore. Muore, all’età di 85 anni, il 5 maggio del 2000.

Passato e Presente

L’antisemitismo in Francia da Dreyfus a Vichy

“L’Antisemitismo in Francia, da Dreyfus a Vichy” è il racconto di una delle pagine più oscure della storia francese ed europea. Tutto inizia nel 1894, quando un foglio gettato in un cestino scatena il caso Dreyfus. Un ufficiale ebreo viene condannato ingiustamente per tradimento. L’intero Paese si spacca: da un lato i difensori della verità, dall’altro l’odio antiebraico. La battaglia per la giustizia esplode grazie a Émile Zola e il suo storico “J’accuse!”. Ma la riabilitazione di Dreyfus arriverà solo dodici anni dopo, tra spari e insulti. Nel dopoguerra, gli ebrei francesi sperano in una piena integrazione, ma i “Protocolli dei Savi di Sion” e la crisi del ’29 riaccendono i pregiudizi. L’elezione del socialista ebreo Léon Blum a premier scatena l’odio latente. E quando la Francia cade sotto l’occupazione nazista, il regime di Vichy non si limita a collaborare ma prende l’iniziativa con leggi razziali, rastrellamenti, deportazioni. Ne parlano Paolo Mieli e il prof. Gilles Pécout a Passato e presente in onda lunedì 5 maggio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Nel dopoguerra, la Francia preferisce dimenticare. Ma lentamente la memoria riaffiora, con libri, film, testimonianze. E infine, nel 1995, il presidente Chirac rompe il silenzio: ammette le responsabilità dello Stato francese.

Cronache dalla Storia

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1799 Napoli rivoluzionaria

Nel 1799 Napoli, capitale del regno borbonico, vive un’esperienza politica e umana straordinaria: la nascita di una repubblica ispirata alle idee di libertà e di uguaglianza diffuse dalla Rivoluzione francese. Illuministi, scienziati, patrioti di tutte le classi sociali sognano un’epoca nuova, al pari di tanti altri rivoluzionari nelle regioni d’Italia. Con “Cronache dalla Storia”, in onda lunedì 5 maggio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia, Cristoforo Gorno esplora i luoghi della rivoluzione napoletana per raccontare l’avventura di quei cinque mesi travolgenti in cui si realizza la grande utopia. Un’esperienza che è rivoluzionaria fino in fondo, perché a dirigere il giornale ufficiale che racconta le cronache della repubblica, il Monitore Napoletano, viene chiamata una donna, colta, illuminata, emancipata: Eleonora de Fonseca Pimentel.

Ei fu. Vita, conquiste e disfatte di Napoleone Bonaparte

Il primo grande protagonista dell’era contemporanea. Anzi, secondo i testi di storia, colui che ne ha provocato l’inizio. Rai Cultura ripropone “Ei fu. Vita, conquiste e disfatte di Napoleone Bonaparte”, in onda lunedì 5 maggio alle 21.40 su Rai Storia. Il professor Alessandro Barbero ripercorre vita e imprese di Napoleone quasi in “presa diretta” nello speciale scritto con Davide Savelli per la regia di Graziano Conversano. Un viaggio  dall’infanzia alla fine dei suoi giorni tutto basato sulle fonti storiche – documenti, biografie, memoriali – e arricchito dalle testimonianze di alcuni grandi testimoni, interpretati da attori, che in alcuni casi erano fan sfegatatati o caustici detrattori, e in altri casi commentatori “imparziali”: Alessandro Manzoni; Luciano Bonaparte, Madame De Stael, Giuseppina Bonaparte, Maria Luisa d’Austria, il duca di Wellington, e alcuni dei suoi soldati, pronti a seguirlo sempre e ovunque.

Iconologie quotidiane

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La Pala di San Giobbe di Giovanni Bellini

La Pala di San Giobbe di Giovanni Bellini, (1430-1516), è un’opera molto interessante per il suo aspetto compositivo. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda lunedì 5 maggio in terza serata e in replica alle 8.45 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.

Oggi è conservata alla Galleria dell’Accademia a Venezia, ma è stata realizzata per la Chiesa di San Giobbe. Se noi rimettessimo questa tavola all’interno della sua cornice originaria, noteremmo che la cornice esterna, di marmo, entra nella composizione dell’opera. La cornice reale si lega a quella dipinta, creando uno spazio illusorio. È un sistema che Bellini adotta in più opere, per accentuare la prospettiva e la verosimiglianza dello spazio riprodotto.

MARTEDI’ 06/05/2025

Passato e Presente

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Sada Yakko il fascino del Giappone

Nel corso dei secoli, l’idea del Giappone nell’immaginario occidentale si è trasformata radicalmente: da luogo ignoto e ostile, è diventata una fonte di ispirazione artistica e culturale. A metà Ottocento, l’apertura del paese all’Occidente innescò una vera e propria febbre per la cultura nipponica, che si manifestò in svariati ambiti, dalla pittura alla letteratura, fino al teatro. In questo contesto di fervore culturale emerge la figura di Sada Yakko, celebre ex geisha che, insieme al marito Kawakami Otojirō, innovatore del teatro Shinpa, introdusse per la prima volta in Occidente la peculiare arte del Kabuki. Ne parlano Paolo Mieli e la professoressa Maria Giuseppina Muzzarelli a Passato e presente martedì 6 maggio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Forte del grande successo riscosso a Parigi, nel 1902 Sada Yakko debuttò anche in Italia. La magnificenza dei suoi costumi e la forza espressiva di quest’artista, il cui linguaggio scenico si basava sull’espressività del gesto e sulla sinuosità della danza, avrebbero avuto un ruolo determinante nella diffusione del Japonisme in Italia e nel resto d’Europa.

Inferno nei mari

Missione Royal Navy

Settembre 1939. Dopo essere stato artefice del primo affondamento tramite U-Boot della Seconda guerra mondiale, il comandante tedesco Gunther Prien viene improvvisamente richiamato dal suo servizio di pattugliamento e gli viene offerta una missione segreta per colpire la Royal Navy nel suo porto di Scapa Flow. La missione incontra molti ostacoli, ma è un successo. Lo racconta lo speciale “Missione Royal Navy”, in onda martedì 6 maggio alle 21.10 su Rai Storia. A introdurre la puntata, lo storico militare Francesco Zampieri.

1939 – 1945: La Seconda guerra mondiale

Berlino

Tra la fine del 1944 e la primavera del 1945 i tedeschi consumano fino in fondo la loro tragedia nazionale. Sottoposta a massicci bombardamenti, volti a spargere il terrore e a fiaccare il morale oltre che a distruggere le industrie, la Germania resiste ostinatamente. Alla fine di gennaio (1945) il Maresciallo sovietico Zukov inizia l’invasione della Germania. Il 13 aprile Vienna fu occupata. Pochi giorni dopo, il 19 aprile, comincia la battaglia di Berlino. Il 7 maggio 1945 – dopo il suicidio di Hitler (30 aprile) – i tedeschi firmano la resa incondizionata. Sono gli eventi al centro di “1939 – 1945. La Seconda guerra mondiale in onda martedì 6 maggio alle 22.10 su Rai Storia, con la presentazione di Paolo Mieli e la narrazione di Carlo Lucarelli.

6 maggio 1976: terremoto in Friuli

Il ricordo di Rai Cultura nel giorno dell’anniversario

Il 6 maggio 1976 una scossa violenta di terremoto, in meno di un minuto, provoca un migliaio di vittime in Friuli. Al ricordo di questa terribile tragedia Rai Cultura dedica “6 maggio 1976. Terremoto in Friuli” di Antonia Pillosio, riproposto martedì 6 maggio alle 23.30 su Rai Storia, nel giorno dell’anniversario del sisma. Lo speciale è costruito sulla base di spunti suggeriti in momenti diversi dal Commissario Straordinario Giuseppe Zamberletti, scomparso nel 2019, che condivise con la comunità friulana quei tragici momenti e che aiuta a comprendere meglio il sisma che ha segnato la storia moderna del Friuli. Tra maggio e settembre del 1976 le scosse sono state centinaia. Alla fine, si contano quasi mille vittime, centomila senzatetto, migliaia di case, chiese e aziende distrutte in un attimo. Ad arricchire la puntata, le immagini dalle Teche Rai e altre, che sono state offerte dal Museo Tiere Motus dell’Associazione dei Comuni terremotati e dei Sindaci della ricostruzione, nel borgo medievale di Venzone. Tra queste, particolari sono le simulazioni in 3D in audio e video della caduta del Duomo di Venzone, presenti nel museo, nella sala del simulatore, a cura del Laboratorio di Interazione Uomo-macchina (Hci Lab) dell’Università di Udine.

Iconologie quotidiane

Sofonisba Anguissola, Fanciullo morso da un gambero

Sofonisba Anguissola, (1532-1625), è una protagonista della pittura del ‘500. Le sue opere, come La partita di scacchi, l’Autoritratto con la spinetta e il Fanciullo morso da un gambero, raccontano una dimensione intima e familiare dell’esistenza. Quest’ultimo disegno, conservato al Museo di Capodimonte a Napoli, per la rappresentazione particolare e inedita del moto del pianto, ha conquistato l’approvazione di Michelangelo ed è diventato un modello per altri artisti successivi, come Annibale Carracci o il Caravaggio del Fanciullo morso da un ramarro. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda martedì 6 maggio in terza serata e in replica alle 8.45 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.

MERCOLEDI’ 07/05/2025

David di Donatello

Passato e presente

Monte Verità la collina delle utopie – 1^TX

Cosa lega Hermann Hesse, Carl Gustav Jung e Isadora Duncan? Un sogno, una rivoluzione pacifica che prende vita su una collina svizzera affacciata sul Lago Maggiore. All’alba del Novecento, Monte Verità è il palcoscenico assolato della prima utopia del secolo: una colonia vegetariana popolata da anarchici, naturisti e artisti che, sfidando i limiti imposti dalla modernità, hanno sperimentato una vita più autentica. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Lorenzo Benadusi a Passato e presente in onda mercoledì 7 maggio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.  Basata sui principi di spiritualità, ecologismo, riscoperta del corpo e rifiuto della società industriale, la comunità ha anticipato, tra intuizioni e fallimenti, le controculture future.  

A “Passato e Presente”, Carla Oppo ricostruisce la storia dai luoghi dove l’utopia è nata e si è trasformata nel corso del secolo scorso.

La storia vergognosa

Una giovane donna, Fiorella, terza generazione di emigranti nel continente americano, modella affermata nel mondo dell’alta moda, torna in Sicilia da dove i suoi bisnonni emigrarono nel 1910, spinta dal desiderio di conoscere a fondo una storia che la riguarda: la grande emigrazione italiana, l’ondata migratoria che, a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, portò nel continente americano più di cinque milioni di italiani. Uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine, famiglie di contadini in maggioranza, che partivano da quasi tutte le regioni del Nord e del Sud, Veneto e Sicilia in testa. Pagine di storia e di vita dimenticate e che rivivono nello Speciale di Nella Condorelli “La storia vergognosa” in onda mercoledì 7 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Fiorella incontrerà un teatro quasi magico e una compagnia di artisti di strada, la compagnia di Mnemosina, che aiutata dal Pircanti – il narratore ambulante della tradizione favolistica siciliana, custode della Memoria – sta raccogliendo storie per uno spettacolo proprio su quella generazione di emigranti. Spuntano così un diario inedito, lettere, testimonianze e la voce di tre donne, una maestra veneta «figlia della filanda» emigrata da Monte Pasubio nel 1887 e due contadine siciliane, emigrate dai Monti Sicani nel 1907 e nel 1914. Donne che raccontano e si raccontano. Cosa lasciarono sulla riva di casa, cosa trovarono sull’altra riva? Fotografie, frammenti di immagini del primo cinema, canzoni, documenti, dispacci ministeriali, e gli articoli di un giovane cronista veneto, emigrante anch’egli, ricostruiscono la vicenda corale della prima emigrazione di massa italiana tra il 1880 ed il 1925, la più imponente dell’intera Europa del tempo.

Iconologie quotidiane

Correggio, la Sala della Badessa, nel convento di San Paolo a Parma –

La Camera della Badessa, realizzata da Correggio, (1489-1534), rappresenta un momento importante della storia culturale Parmense. Nel 1518, la Badessa del convento di San Paolo, Giovanna da Piacenza, chiama Correggio per affrescare il suo studiolo. Correggio è ancora giovane, ma in questo lavoro mostra una sorprendente maturità linguistica. Negli affreschi che ornano la volta della sala, gli elementi mitologici si fondono con quelli cristiani. E la stessa badessa viene rappresentata come una Diana che protegge l’integrità delle sue ninfe e del convento. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda mercoledì 7 maggio in terza serata e in replica alle 8.45 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.

GIOVEDI’ 08/05/2025

Passato e presente

Crocerossine

La storia dell’umanitarismo internazionale è strettamente legata alla nascita della Croce Rossa e all’opera prestata dalle donne nei campi di battaglia, a partire dalla seconda metà dell’800. Le donne e gli uomini che hanno prima ispirato e poi realizzato la nascita del Comitato internazionale della Croce Rossa hanno contribuito a salvare le vite di milioni di persone, non solo in tempo di guerra ma anche nei tempi di pace funestati da carestie, epidemie, migrazioni forzate. Nella Giornata Mondiale della Croce Rossa, Rai Cultura ripropone l’appuntamento con Passato e presente dedicato alle crocerossine, con Paolo Mieli e la professoressa Silvia Salvatici, in onda giovedì 8 maggio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Le Convenzioni stipulate a Ginevra tra Ottocento e Novecento hanno progressivamente esteso le tutele ei diritti inizialmente riservati ai feriti degli eserciti in guerra, ai prigionieri e poi alle popolazioni civili, anche in tempo di pace. In Italia, dove il Comitato della Croce Rossa nasce nel 1864, l’opera del corpo delle infermiere volontarie, note come “crocerossine,” inizia nel 1908 e, a partire dalla Prima guerra mondiale, segna una presenza importante delle donne nella sfera pubblica.

RAInchieste

TV7 1963-70: Sergio Zavoli

Vent’anni di inchieste a puntate che hanno caratterizzato la Televisione della RAI, dagli anni ‘60 agli anni ‘80. Da giovedì 8 maggio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia torna “RAInchieste”, con Giorgio Zanchini, il programma Rai Cultura in otto puntate che ripercorre le inchieste firmate da grandi giornalisti, spesso anche registi di questi documentari, o da grandi registi, che si fanno cronisti di un Paese, o di un mondo, in rapida trasformazione, con l’ausilio dei migliori tecnici della RAI. Racconti sospesi tra macchine da scrivere, cineprese e microfoni, girati nel formato 16 millimetri in bianco e nero, i colori della TV di allora. Dagli anni ‘70 sono state selezionate alcune delle inchieste girate a colori, prefigurando il futuro della televisione.

Sono inchieste a puntate, di numero variabile a seconda dell’argomento, tutte unite dall’uso copioso dalla registrazione in “presa diretta” delle voci degli intervistati.

Documento sonoro eccezionale, a decenni di distanza, perché possiamo riascoltare il parlato delle persone comuni di quell’Italia, e anche testimonianze e riflessioni di intellettuali chiamati ad argomentare sui temi di queste inchieste.

Strade, luoghi e persone di un’Italia che non c’è più o, se c’è ancora, è meno visibile di allora.

Nelle puntate di Rainchieste verranno scelti i passaggi cruciali e le interviste più interessanti di queste inchieste, con un’apparato di informazioni prese da fonti cartacee dell’epoca che il conduttore, Giorgio Zanchini, darà come guida alla visione di questi preziosi materiali.

RAInchieste è un programma a cura di Fabrizio Marini, Enrico Salvatori e Serena Valeri, produttrice esecutiva Alessandra Giorgi.

Le prime due puntate (a cura di Francesca Scancarello), in onda giovedì 8 e 15 maggio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia, sono dedicate ai reportage firmati da colui che Indro Montanelli definisce “il principe dei radiocronisti”, Sergio Zavoli, per la rubrica TV7, che ha debuttato il 20 gennaio 1963 e tuttora in onda, e perciò si può fregiare del titolo della rubrica televisiva di approfondimento giornalistico più longeva della Rai. Un doppio omaggio, quindi, a un grande giornalista e a una testata storica del servizio pubblico.

«Prediligere i fatti ai giudizi»: questo è l’intento di Giorgio Vecchietti, il direttore del Telegiornale che promuove la nascita di TV7 e favorisce la collaborazione con i settimanali televisivi di altri paesi europei per lo scambio di inchieste e interviste.

Come avviene nel giornalismo americano, Tv7 «personalizza» l’avvenimento. La notizia scaturisce dal protagonista di un fatto o dalle parole del cronista che impone la sua presenza nelle inquadrature o il suo personalissimo stile. È il caso di Sergio Zavoli che a Tv7lavora fin dai primi numeri.

La prima puntata di RAInchieste si intitola “TV7 1963-70: Sergio Zavoli racconta l’Italia”, ed è una selezione di quei servizi dove l’inconfondibile voce di Zavoli attraverso il paesaggio antropologico dell’Italia in pieno sviluppo economico, quella degli anni ‘60. L’Italia che fa i conti con il recente passato, ma anche quella che si interroga sulla contestazione giovanile e sull’insorgere del terrorismo, con la strage di piazza Fontana. La necessità di una riforma della giustizia italiana, con il progredire dei diritti civili e l’espandersi della criminalità organizzata.

a.C.d.C.

Medioevo da non credere

Il Medioevo. Un periodo su cui grava una serie di pregiudizi e falsità che il professor Alessandro Barbero sfata nel documentario “Medioevo da non credere”, ideato e scritto dallo stesso Barbero con Davide Savelli per la regia di Monica Taburchi, in onda giovedì 8 maggio alle 22.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. In primo piano, le storie di signori feudali e servi della gleba: come vivevano davvero, al di là dei luoghi comuni ai quali siamo abituali? Quali erano il ruolo e la funzione dei cavalieri? Come erano i castelli? Come funzionava l’università? Esisteva lo ius primae noctis? A queste e ad altre domande risponde “Medioevo da non credere” che si propone di superare i vecchi clichés del “periodo buio” e cercare di capire meglio cosa sia veramente successo in un millennio decisivo per la storia dell’Europa in cui viviamo oggi. “Il Medioevo – dice il professor Barbero, docente all’Università del Piemonte Orientale – è completamente diverso da quello che pensiamo. Anzi, è stato addirittura un po’ ‘calunniato’ come un periodo buio. E invece, è da lì che è partita la nostra modernità”. Il documentario è stato girato con l’aiuto di alcuni gruppi storici di rievocatori in alcuni luoghi medievali tra i meglio conservati in Italia, come il Ricetto Comunitario di Candelo e il Castello di Fènis e, inoltre, all’Armeria del Museo Reale di Torino e al Borgo Medioevale di Torino. Un luogo simbolo, quest’ultimo, di tutto il nostro “bizzarro” immaginario medioevale.

Iconologie quotidiane

Tiepolo, gli affreschi di palazzo Labia a Venezia

Giambattista Tiepolo, (1696-1770), è uno dei grandi protagonisti del ‘700, per la sua capacità di realizzare imponenti cicli pittorici. Negli affreschi di Palazzo Labia, sede della Rai a Venezia, Tiepolo riprende il tema del Banchetto di Cleopatra, su cui ha già lavorato, e lo affianca ad una rappresentazione dell’Incontro tra Cleopatra e Antonio. La novità consiste nel loro particolare rapporto con l’architettura circostante. Nei successivi affreschi della Kaisersaal di Wurzburg, Tiepolo esalta questa idea di sfondamento delle architetture reali per la creazione di uno spazio illusorio e infinito. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda giovedì 8 maggio in terza serata e in replica alle 9.20 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.

VENERDÌ 09/05/2025

Giornata della pace e dell’Unità dell’Europa

L’offerta Rai Cultura

L’8 maggio 1945, a Berlino, il feldmaresciallo tedesco, Wilhelm Keitel firma l’atto di resa incondizionata della Germania al cospetto dei rappresentanti dei paesi vincitori: Stati Uniti, Inghilterra e Unione Sovietica e Francia. Per la Giornata della pace e dell’Unità dell’Europa, doppio appuntamento venerdì 9 maggio su Rai Storia.

Alle 18.15 via a “Europa per la libertà”, di Emmanuele Milano e Giovanni Salvi, programma del 1965 sulla situazione dei maggiori paesi europei a vent’ anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale con riferimenti alla ricostruzione e al ritorno alla normalità.

Anche “Passato e Presente”, in onda alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, ripercorre questa pagina di storia con il professor Lutz Klinkhammer e Paolo Mieli.

Passato e Presente

I delitti Tobagi e Amato. L’anno del terrore

Il 1980 per l’Italia è l’annus horribilis, il culmine dell’attacco terroristico e allo stesso tempo il punto da cui comincia la sua fase discendente. Trame torbide, delitti eccellenti, omicidi mirati e stragi colpiscono il Paese come mai era accaduto nella storia repubblicana. Tra le vittime due uomini di grande coraggio: il giornalista Walter Tobagi, ucciso dal terrorismo rosso e il giudice Mario Amato, assassinato dall’eversione nera. Due delitti raccontati, in occasione della Giornata dedicata alle vittime del terrorismo a Passato e presente, in onda venerdì 9 maggio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, da Paolo Mieli e dal professor Guido Panvini.

Un’epoca nuova” con Umberto Broccoli

Repubblica, rinascita di una nazione

Il 2 giugno 1946, quasi venticinque milioni di elettori italiani si recano alle urne per eleggere i membri dell’Assemblea costituente che avranno l’obiettivo di redigere la nuova carta costituzionale come stabilito dal decreto luogotenenziale n.151 del giugno 1944. Una pagina di storia riletta da Umberto Broccoli in “Un’epoca nuova”, in onda vemerdì 9 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Si vota soprattutto per decidere la forma istituzionale del nuovo stato attraverso un semplice quesito rivolto agli italiani: Monarchia o Repubblica? Il 18 giugno, nella sala della Lupa a Montecitorio, il primo presidente della Corte di Cassazione, Giuseppe Pagano, legge i risultati del referendum che sancisce la fine della monarchia e l’avvento della Repubblica con il 54,27 % dei voti a favore. È giunto il tempo di una nuova epoca, quella della Repubblica Italiana.

Leone Piccioni. Cultura come approdo

L’omaggio di Rai Cultura a 100 anni dalla nascita

Leone Piccioni (Torino, 9 maggio 1925 – Roma, 16 maggio 2018) ha vissuto una doppia identità, intimamente intrecciata: letterato e dirigente del servizio pubblico radiotelevisivo. A cento anni dalla nascita, Rai Cultura lo omaggia con lo speciale “Leone Piccioni. Cultura come approdo” in onda venerdì 9 maggio alle 22.00 in prima visione su Rai Storia.

Figlio di Attilio, senatore democristiano più volte ministro e vicepresidente del Consiglio, e fratello minore di Piero, pioniere del Jazz in Italia, Leone Piccioni è stato per tutta la vita studioso di Leopardi -ne parla Fabiana Cacciapuoti, presidente del Centro Studi Leopardiani- e ha avuto tra i suoi maestri e sodali Giuseppe Ungaretti, del quale è stato prima assistente universitario alla Sapienza e poi curatore dell’opera omnia.

Ha avuto contatti con tutto il mondo letterario e artistico italiano e a lui si deve la valorizzazione della musica jazz e brasiliana e della letteratura afroamericana. Di questo aspetto parla Silvia Zoppi Garampi, docente di letteratura al Suor Orsola Benincasa, che ha incontrato e studiato l’opera letteraria di Piccioni.

In Rai ha diretto per oltre trent’anni “L’approdo”, la più celebre rubrica di lettere ed arti del servizio pubblico, che rappresenta un compendio di testimonianze e di momenti della cultura dell’Italia repubblicana unica nel suo genere. 

Nata a Radio Firenze libera nel 1944, “L’approdo” è stata poi rivista culturale (dal 1952) e trasmissione televisiva (dal 1963), attraverso l’impegno costante di Piccioni e dei membri del comitato di redazione, Ungaretti, Gadda, Carlo Bo, Roberto Longhi, solo per citarne alcuni.

Da dirigente Rai, Leone Piccioni ha diretto il Telegiornale, ha avviato le Tribune politiche, ha reso grande lo spettacolo televisivo e rilanciato la radio negli anni 60, e sotto la sua direzione (1965-69) sono nati programmi come “Bandiera Gialla”, “Gran Varietà”, “Chiamate Roma 3131”. Renzo Arbore è il testimone di quella felice stagione della radio, una “seconda giovinezza” nell’epoca del transistor e dell’autoradio.

Micol Forti, curatrice della mostra ai Musei Vaticani, parla invece della collezione d’arte di Leone Piccioni (“mio vanto, mio patrimonio”, come lui stesso la definiva), in cui si riscontra l’interesse per il ‘bello’ e per il ‘nuovo’ dell’arte contemporanea.

Una vita intensa e piena di interessi quella di Leone Piccioni, vissuta fino alla fine come promotore culturale, in special modo della poesia e della letteratura. Lo racconta la figlia Gloria Piccioni che, con la Fondazione San Carlo Borromeo di Pienza, diretta da Giampietro Colombini, sta organizzando il Centro studi nella città toscana che il padre elesse suo “buen ritiro” dagli anni 70.

Iconologie quotidiane

Gustave Caillebotte, i piallatori di parquet

Gustave Caillebotte, (1848-1894), è un artista per molto tempo poco considerato, che ha trovato la giusta consacrazione quando le sue opere sono state esposte nel museo d’Orsay a Parigi. Un’opera in particolare, I piallatori di parquet, del 1875, ha riscosso un particolare successo. Oltre agli aspetti intimi della vita, in questo lavoro, come in altri suoi dipinti, emerge l’interesse dell’artista per lo studio della luce, dei movimenti dei corpi e del loro rapporto con l’ambiente cittadino, in sintonia con i gusti degli impressionisti, di cui Caillebotte ha organizzato la Terza Esposizione. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda venerdì 9 maggio in terza serata e in replica alle 08.50 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.

Giornata della pace e dell’Unità dell’Europa

Doppio appuntamento su Rai Storia

In occasione della Giornata della pace e dell’Unità dell’Europa, Rai Cultura propone venerdì 9 maggio su Rai Storia un doppio appuntamento: alle 9.30, con Paolo Mieli e il prof. Lutz Klinkhammer, a Passato e presente è di scena la fine della guerra in Europa. L’8 maggio 1945, a Berlino, il feldmaresciallo tedesco Wilhelm Keitel firma l’atto di resa incondizionata della Germania al cospetto dei rappresentanti dei paesi vincitori: Stati Uniti, Inghilterra e Unione Sovietica e Francia. A meno di due settimane dalla morte del capo del fascismo, Benito Mussolini e del Fuhrer del III Reich, Adolf Hitler, la capitolazione tedesca segna la fine della guerra in Europa.

Alle 18.15 balzo in avanti nel tempo con la prima puntata di “Europa per la libertà”, programma di Emanuele Milano e Giovanni Salvi del 1965. A vent’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, esempi di eroismi piccoli e grandi che in ogni Paese contribuirono a sconfiggere la dittatura e la violenza. Un lungo itinerario, dalla Normandia a Salerno, da Varsavia a Vienna, attraverso cento città e paesi toccati dalla tragedia della guerra, rievoca dolori e testimonia speranze comuni a tutti i popoli.

SABATO 10/05/2025

Passato e Presente

Rina Fort, cronaca di un delitto

29 novembre 1946. In una Milano ancora coperta di macerie e duramente provata dalla guerra, viene commesso un atroce delitto. La trentunenne Rina Fort entra in casa del suo amante e ne uccide la moglie e i tre figli di 7, 5 anni e 10 mesi. Una strage di innocenti che sconvolge l’opinione pubblica ed attrae l’attenzione dei media. Una pagina di storia raccontata da Paolo Mieli e dall professoressa Barbara Bracco a Passato e presente sabato 10 maggio alle 20.30 su Rai Storia. I giornali pubblicano foto terribili, Dino Buzzati scrive a proposito dell’episodio sul Corriere della Sera. La ‘cronaca nera’, che era stata bandita dalla censura fascista, torna libera, mentre i media assumono un nuovo protagonismo.

Cinema Italia

Il segno di Venere

Agnese e sua cugina Cesira vivono insieme a Roma: la prima è in cerca di lavoro, la seconda fa la dattilografa in uno dei tanti negozi e uffici dell’albergo diurno. Mentre Agnese è continuamente oggetto di attenzioni da parte degli uomini, Cesira, che pure vorrebbe trovare l’anima gemella, non ottiene risultati. Una chiromante la informa però che si trova sotto il segno di Venere, favorevole agli incontri amorosi. Di Dino Risi, con Sophia Loren, Franca Valeri, Vittorio De Sica, “Il segno di Venere” andrà in onda sabato 10 maggio per il ciclo “Cinema Italia” alle 21.10 su Rai Storia.

Documentari d’autore

Vittime

Un viaggio nel tempo per restituire alla memoria collettiva il punto di vista delle vittime degli “Anni di Piombo”, dalla strage di piazza Fontana all’omicidio di Marco Biagi, attraverso le testimonianze di chi è stato colpito dal terrorismo. Di Giovanna Gagliardo, “Vittime” andrà in onda per il ciclo “Documentari d’autore” sabato 10 maggio alle 22.45 su Rai Storia.

Iconologie quotidiane

Joseph Beyus. Sedia con grasso

Le opere di Joseph Beuys, (1921-1986), sono difficilmente comprensibili se non le inquadriamo all’interno della sua particolare visione del mondo. Beuys ha creato un racconto mitico sulla sua rinascita umana. L’artista ha raccontato che, durante la Seconda guerra mondiale, l’aereo che guidava cadde in una zona desertica della Crimea. Qui venne raggiunto e salvato da una tribù di nomadi tartari, che eseguirono riti sciamanici e lo avvolsero in una coltre fatta di grasso e feltro. Questi due elementi tornano spesso nelle sue opere, come in Sedia con grasso, del ’64, e Abito di feltro, del 1970. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane” in onda sabato 10 maggio in terza serata e in replica alle 08.50 e alle 20.00 in prima visione su Rai Storia.





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