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Landini a Empoli per iniziativa su referendum: “Noi contro politiche ultimi 25 anni”. Presenti Giani, Pd e M5S


Diritti, partecipazione e uguaglianza. Sono questi i temi al centro dell’iniziativa che si è svolta oggi, 4 maggio 2025, a Ponte a Elsa, promossa dalla CGIL Toscana per sostenere i cinque sì ai quesiti referendari su lavoro e cittadinanza.

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Un evento che ha visto una forte partecipazione popolare e un fronte compatto delle forze cosiddette progressiste, con esponenti del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana e del mondo associativo uniti nel ribadire l’importanza di recarsi alle urne e votare a favore dei quesiti. Un’occasione in cui la sinistra si è ritrovata per una volta coesa, non solo nella critica alle politiche del passato, ma soprattutto nella volontà di offrire una prospettiva alternativa sui temi della dignità del lavoro, della giustizia sociale e dell’inclusione.

Presenti Eugenio Giani, il sindaco Alessio Mantellassi, Emiliano Fossi del Pd, Dario Danti di SI, Luca Rossi Romanelli per il M5S, Vania Bagni di Anpi, Andrea Ferretti di Arci e Insaf Dimassi, giovane attivista tunisina che si batte per il diritto alla cittadinanza. Al centro dell’incontro, i temi che animeranno la campagna referendaria in vista dell’8 e 9 giugno: stop alla precarietà, diritto alla reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo, sicurezza sui luoghi di lavoro e riforma della cittadinanza.

A dare il via ai lavori sono stati Gianluca Lacoppola della CGIL Empolese-Valdelsa, Bernardo Marasco, segretario generale della CGIL Firenze, e Rossano Rossi, segretario generale della CGIL Toscana. Tre voci sindacali unite nel denunciare le diseguaglianze e nel rilanciare una battaglia di civiltà. “Anche nell’Empolese Valdelsa molte delle nuove assunzioni sono basate sui contratti a tempo – ha detto Lacoppola –. Una vittoria dei sì ai referendum garantirebbe più stabilità e possibilità di sviluppo individuale e del territorio”. Marasco ha posto l’accento sulla necessità di una piena parificazione dei diritti: “In questo paese ci sono diritti ineguali o diseguali. Vogliamo che i diritti siano uguali, perché per essere tali non possono vedere differenze”.

Rossi ha sottolineato il valore politico della ritrovata unità: “È già una grande vittoria trovare una convergenza tra i partiti del centrosinistra, le associazioni e il sindacato, ognuno con le sue specificità, sui temi del referendum. Dopo tanti anni di divisioni, questa ritrovata sintonia è un bel segnale. Ora c’è da raccontare insieme quanto votare sì ai referendum possa cambiare concretamente le condizioni di vita e di lavoro”.

“Oggi c’è troppa precarietà – ha affermato Maurizio Landini –. I giovani, in molti casi, sono costretti a scappare dal nostro Paese, e noi abbiamo bisogno di dargli un futuro. Vogliamo riaffermare un’idea di libertà: una persona è libera se non è precaria, se ha diritto a prendere uno stipendio che gli permette di vivere e se non corre il rischio di morire sul lavoro. Questi tre diritti fondamentali con il referendum vengono rafforzati”.

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Landini ha proseguito criticando le scelte dei governi degli ultimi 25 anni, nessuno escluso, che non hanno raggiunto i risultati promessi: “Noi non siamo qui per attaccare nessuno. Mettiamo in discussione le scelte dei governi degli ultimi 25 anni, che non hanno raggiunto i risultati sbandierati. Si dovevano aumentare gli investimenti e i salari, e crescere l’occupazione, ma sono aumentati solo profitti e dividendi per le imprese. Il governo Meloni – ha aggiunto – anziché cambiare quelle leggi sbagliate, le sta peggiorando ulteriormente: ha liberalizzato i contratti a termine, non affronta il problema della cittadinanza, sulla salute e sicurezza la gente continua a morire, e non si mette mano alla logica del subappalto”.

Sulle scelte dei governi precedenti, dura anche l’opinione di Dario Danti, che ha ricordato come alcune delle misure oggi al centro della critica – come il Jobs Act – non abbiano rappresentato una vera riforma di sinistra: “Quei provvedimenti hanno cancellato diritti. L’8 e 9 giugno possono essere il nostro Primo Maggio”.

Tra gli interventi più attesi, quello del presidente Eugenio Giani, che ha elogiato il ruolo della CGIL in questa campagna: “In un momento come questo, in cui il lavoro va garantito e tutelato, e i temi della sicurezza e della stabilità vanno riportati al centro del dibattito politico, iniziative come questa danno concretezza e prospettiva. Ogni famiglia ha il diritto di vivere con maggiore serenità, e non si può ignorare quanto la precarietà stia minando la possibilità, soprattutto per i giovani, di progettare un futuro”. Sui sì al referendum si è espresso anche Emiliano Fossi (PD): “Sosteniamo con forza i cinque quesiti referendari. Sono quesiti fondamentali per costruire un’idea di Paese più giusta, con più diritti e tutele per i cittadini”.

Il presidente Giani, incalzato dai giornalisti, ha chiarito la sua posizione anche rispetto al passato, in particolare sulle posizioni prese al tempo del Job Act di Matteo Renzi, tracciando una linea più o meno esplicita tra un prima e un dopo, tra un ‘tempo del Job Act’ e un 2025 in cui le priorità sarebbero mutate: “Non vado contro Matteo Renzi, ma mi muovo in positivo rispetto a ciò che è il 2025. Oggi la necessità di dare più solidità e sicurezza a chi lavora è un fatto fondamentale. Rispetto a qualche anno fa, le opportunità di lavoro sono migliorate, anche grazie a un contesto in cui la popolazione attiva si riduce e lo sviluppo crea nuovi spazi occupazionali. Tuttavia, i veri problemi oggi sono la precarietà, l’eccessivo ricorso ai contratti a termine e la questione salariale. Per questo credo fortemente nel salario minimo, perché rappresenta una garanzia per chi lavora e una base su cui costruire un futuro più giusto. È per questo che questi quesiti referendari sono importanti”. In area PD nessun riconoscimenti di cambio di passo o ritrattazioni del passato, quindi, ma lo sguardo rivolto al presente e al futuro; la presenza oggi del segretario e del presidente di Regione segnano certamente un’importante presenza simbolica del PD toscano al fianco della campagna referendaria e della CGIL.

Giani ha poi posto l’accento sull’importanza del quesito relativo alla cittadinanza: “Il referendum che propone di abbassare a cinque anni il tempo per ottenere la cittadinanza rappresenta una risposta coerente e necessaria ai tempi in cui viviamo. In un contesto di forte calo demografico, dove molti lavori vengono ormai rifiutati dagli italiani e portati avanti da persone straniere che vivono, lavorano e si integrano nel nostro Paese, offrire loro un riconoscimento attraverso la cittadinanza è un atto di civiltà e di equilibrio sociale”.

Sui temi di lavoro e cittadinanza è intervenuta anche il sindaco di Empoli, Alessio Mantellassi, che ha sottolineato: “Il fatto che ci sia un popolo che risponde a una chiamata, riempiendo le case del popolo per discutere con pluralità e passione, è già una prima vittoria. La CGIL ha segnato un punto importante: ha riattivato la partecipazione su temi fondamentali che oggi non trovano spazio nell’agenda politica. Questi temi non sono all’ordine del giorno, e quando qualcuno prova a metterceli, si fa finta di non vederli. Ma una sala piena non si può ignorare. Non è solo una battaglia di dirigenti o di comizi televisivi, ma di persone reali che la domenica mattina escono di casa per confrontarsi. Non è banale, soprattutto in un tempo in cui la cultura politica dominante sposta l’attenzione altrove”.

Poi il focus si è spostato sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro: “Non si parla di sicurezza sul lavoro, se non il giorno dopo un fatto di cronaca, per commuoversi. Ma poi tutto torna nel silenzio. Da anni la sicurezza non è più una priorità per la politica. Eppure serve riaccendere i riflettori, non solo sul numero di occupati, ma sulla qualità dell’occupazione”, ha affermato Mantellassi.

Sulle difficoltà che vivono le giovani generazioni ha aggiunto: “Mi capita di parlare con giovani coppie che, pur potendo permettersi un affitto, non possono accendere un mutuo per via dei contratti precari. Il problema non è solo il salario o il numero di occupati, ma la stabilità dei contratti. Poi ci si stupisce se i giovani non escono di casa, ma come possono costruire davvero un futuro? Bisogna mettersi insieme per questa battaglia”.

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Forte anche la presa di posizione di Vania Bagni (ANPI): “Siamo una Repubblica fondata sul lavoro. Andare a votare è un atto di responsabilità. Non possiamo lasciare indietro nessuno, soprattutto giovani e lavoratori precari”.

Tra gli interventi più sentiti, quello di Insaf Dimassi, giovane attivista nata in Tunisia e arrivata in Italia a nove anni: “Ho 28 anni, vivo e lavoro qui, ma non sono ancora cittadina italiana. Questi diritti non sono un capriccio. Votate anche per chi non può farlo: è un atto di giustizia”.

Niccolò Banchi

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