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l’Ue ha presentato la roadmap


Smettere di importare combustibili fossili e nucleari dalla Russia si può e si deve. E ora la Commissione europea ha presentato una dettagliata roadmap per farlo entro il 2027. In base alla strategia messa a punto da Bruxelles, che è in linea con quanto previsto dal piano RePowerEu, non sarà più possibile avviare nuovi contratti con i fornitori di gas russo (via gasdotto e Gnl) e quelli spot attualmente in vigore saranno sospesi entro la fine del 2025. In base ai calcoli della Commissione Ue, queste misure dovrebbero consentire già entro la fine di quest’anno di tagliare di un terzo le forniture di gas russo, per arrivare poi a un blocco totale entro la fine del 2027. Per quanto riguarda il petrolio, la roadmap prevede nuove azioni per contrastare la flotta ombra grazie alle quali la Russia elude le sanzioni decise dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022. La Commissione fa sapere che intensificherà i suoi sforzi diplomatici e la cooperazione con l’Organizzazione marittima internazionale e inizierà a lavorare su missioni marittime nell’ambito della politica di sicurezza e difesa comune dell’Ue.

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La proposta presentata da Bruxelles, che dovrà ora passare il vaglio del Consiglio, presenta anche una parte relativa al nucleare: i dettagli arriveranno a breve e, stando a quanto anticipato, includeranno misure sulle importazioni dalla Russia di uranio arricchito e restrizioni sui nuovi contratti di fornitura cofirmati dall’Agenzia europea di approvvigionamento per l’uranio, l’uranio arricchito e altri materiali nucleari provenienti da Mosca.

I Paesi comunitari dovranno mettere a punto piani nazionali per l’eliminazione graduale del gas, del nucleare e del petrolio russi, entro scadenze specifiche. Questi piani, elaborati a livello europeo, nell’ottica di Bruxelles consentiranno di tenere conto delle specificità nazionali e delle esigenze di diversificazione di ciascun Stato membro, in modo che l’eliminazione graduale avvenga in modo coordinato e ben gestito.

La questione riguarda l’intera Ue e in particolare anche l’Italia. Sebbene a livello comunitario sia stata ridotta rispetto al passato la dipendenza diretta dal petrolio e dal carbone russi, nel 2024 l’Ue ha comunque importato una considerevole quantità di gas russo, sia sotto forma di gas naturale liquefatto che via gasdotto. Le importazioni sono addirittura cresciute del 18% nell’ultimo anno e, a fare da traino, c’è stato il nostro Paese che ha fatto registrare un aumento di 4 miliardi di metri cubi.,

Commentando la presentazione della tabella di marcia per l’eliminazione delle importazioni di combustibili fossili e nucleari dalla Russia, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto: «La guerra in Ucraina ha brutalmente messo in luce i rischi di ricatti, coercizione economica e shock dei prezzi. Con REPowerEU, abbiamo diversificato il nostro approvvigionamento energetico e ridotto drasticamente la precedente dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili russi. È ora che l’Europa interrompa completamente i suoi legami energetici con un fornitore inaffidabile. E l’energia che arriva nel nostro continente non dovrebbe pagare per una guerra di aggressione contro l’Ucraina. Lo dobbiamo ai nostri cittadini, alle nostre aziende e ai nostri coraggiosi amici ucraini».

Come ha però spiegato il commissario europeo all’Energia Dan Jorgensen presentando in conferenza stampa la roadmap, lo stop all’energia russa «è una cosa che faremo indipendentemente da ciò che accadrà nei negoziati» tra Ucraina e Russia. Insomma, anche in caso di una pace siglata a breve, cosa su cui nessuno scommette, il piano per eliminare le importazioni verrà attuato.  «Ci sono ragioni ancora più valide per farlo in questo momento, a causa della guerra di aggressione e illegale in Ucraina. Ma anche se domani ci fosse la pace, non sarebbe comunque sensato da parte nostra tornare a dipendere dai combustibili russi», ha sottolineato Jorgensen. «Putin ha dimostrato che non è contrario a usare il gas come arma. Non dovremmo metterci di nuovo in una situazione di vulnerabilità come questa e poi non vogliamo sostenere la sua economia di guerra».

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Un tasto, questo, su cui ha insistito anche Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione europea per una Transizione pulita, giusta e competitiva: «Ci sono sempre state buone ragioni per accelerare la transizione energetica verso soluzioni energetiche efficienti e rinnovabili. La strumentalizzazione dell’energia da parte di Putin rafforza la necessità di accelerare la transizione energetica, diversificare l’approvvigionamento e puntare sulle nostre capacità per garantire approvvigionamenti energetici sicuri e prezzi stabili. Questo è fondamentale per la nostra competitività industriale e per il benessere dei nostri cittadini».

La strategia messa a punto da Bruxelles non piace all’Ungheria, come spiega il ministro degli Esteri Peter Szijjarto in un video pubblicato su Facebook. «Dopo il totale fallimento delle sanzioni contro la Russia, la Commissione europea sta commettendo oggi un altro grave errore escludendo in modo forzato, artificiale e ideologico le fonti energetiche russe».

Ma, come spiega Jorgensen, una contrarietà allo stop alle importazioni da parte di singoli Paesi non consentirà comunque deroghe a quanto stabilito. «Se uno o più Paesi, ipoteticamente parlando, non applicano la legge, allora ovviamente abbiamo le procedure ordinarie per affrontare la situazione – ha sottolineato il commissario Ue all’Energia – Ma naturalmente ci aspettiamo che i Paesi, anche se non sono d’accordo con la decisione, rispettino comunque la legge. I divieti che fanno parte del piano saranno adottati con maggioranza qualificata. Quindi, a differenza delle sanzioni, per le quali è necessaria l’unanimità, possono essere approvati a maggioranza qualificata. Inoltre, a differenza delle sanzioni, non devono essere rinnovati periodicamente. Se fanno parte della legislazione, allora sono in vigore».

Secondo l’executive director di Strategic perspectives Linda Kalcher, «eliminare le importazioni energetiche dalla Russia è un’azione attesa da troppo tempo. Ogni barile di petrolio e ogni carico di Gnl dalla Russia continua a finanziare una guerra e rappresenta un enorme rischio per la sicurezza dell’Europa. Con questo piano, il Commissario Jørgensen ha mantenuto la promessa fatta all’Ucraina tre anni fa: che l’UE avrebbe messo fine alla sua relazione tossica con la Russia entro il 2027. Tuttavia, il lavoro dell’Ue non può fermarsi qui. Questo deve essere l’inizio dell’eliminazione di tutti i combustibili fossili».

Davide Panzeri, responsabile Politiche Italia-Europa di Ecco, il think tank italiano per il clima, ha sottolineato: «Per eliminare la dipendenza dalle forniture energetiche russe è necessario continuare a lavorare prioritariamente sulla riduzione della domanda stessa di queste forniture, attraverso efficienza energetica, rinnovabili, come già indicato nel REPowerEU, e attraverso l’elettrificazione dei processi industriali. Perché è proprio la dipendenza dalle fonti fossili la causa principale della volatilità e i maggiori costi degli approvvigionamenti energetici dell’Unione. Ridurre la dipendenza da combustibili fossili di qualunque origine, significa difendere l’indipendenza e la competitività europee».

La roadmap ora dovrà essere esaminata e approvata dagli organi legislativi comunitari. Sulla carta, un’ampia maggioranza è a portata di mano. Il coordinatore del gruppo Ppe per l’energia Christian Ehler ha invitato alla cautela, ma esprimendosi comunque a favore delle misure annunciate da Bruxelles: «La Russia continua a finanziare la sua guerra illegale di aggressione contro l’Ucraina vendendo i suoi combustibili fossili gas, petrolio e uranio agli Stati membri dell’Ue. È importante per l’Ucraina, e quindi per l’intera Unione europea, eliminare questa fonte di finanziamento per la Russia. Accolgo con favore il piano della Commissione europea presentato oggi. Tuttavia, noi come Ue dobbiamo essere cauti: per alcuni Stati membri non è facile tagliare le importazioni russe in un breve periodo di tempo, mentre alcuni Paesi adducono determinate ragioni solo per simpatia politica nei confronti della Russia». Nessun caveat invece è arrivato dal gruppo dei Socialisti & Democratici. «Per anni la Russia ha usato i combustibili fossili come leva. La guerra illegale all’Ucraina ha reso chiaro che non possiamo continuare a finanziare la macchina da guerra russa. La tabella di marcia del commissario Dan Jorgensen per eliminare gradualmente i combustibili fossili russi entro il 2027 è il piano di cui avevamo bisogno», hanno scritto su X i vertici del gruppo S&D.



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