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Urso predica la calma sui dazi: “Ma preoccupano automotive e farmaceutica”. E si scaglia contro l’Ue


Urso: “Rapporti con Usa eccellenti, condividiamo stessi valori e sono un alleato strategico. Ma l’Ue deve accelerare sulla strada delle riforme, il report Draghi è inapplicato”

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Il negoziato tra Usa e Ue sui dazi “deve unire e non dividere l’Atlantico è questa la nostra bussola da sempre e per questo abbiamo sempre sostenuto di agire piuttosto che reagire, ed evitare reazioni di pancia”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel corso dell’informativa sui dazi alla Camera. “Lo abbiamo affermato in quest’aula in Europa e nelle relazioni bilaterali di alimentare una spirale di guerra commerciale dannosa per tutti. D’altronde nell’analisi della Bce le misure avrebbero avuto un impatto negativo dello 0,3% sulla crescita europea. Altre analisi parlano di un impatto negativo, se confermato, negativo dell’1% a cui si aggiungono recessione e inflazione. Per questo abbiamo lavorato con assiduità per indirizzare il negoziato sulla strada giusta”.

“Non servono fughe in avanti né esibizioni muscolari ma serve cautela, coesione e unità di intenti dimostrando che l’Europa c’è. Abbiamo istituito subito una cabina di regia a Palazzo Chigi incontrando le associazioni delle imprese. In questo contesto dobbiamo prendere atto che l’annuncio dei dazi non ha avuto al momento un effetto negativo sull’export italiano che è aumentato nel I trimestre segnando il +11,8% che non è avvenuto per altri paesi. È dovuto all’accumulo di scorte che aziende e consumatori hanno fatto nel timore dei dazi, per il settore positivo della cantieristica e per la forza unica del made in Italy a cui i cittadini americani non vogliono rinunciare”.

NESSUN IMPATTO DA DAZI USA SULLE AUTO, SONO DI ALTA GAMMA PREOCCUPA IMPATTO SU FILIERA AUTOMOTIVE

La sospensione dei dazi decisa dagli Usa “non riguarda acciaio, alluminio e automobili, tutti al 25% né quello generalizzato del 10%. Le nostre esportazioni per acciaio e alluminio sono marginali sono solo ad alto valore, come acciai speciali che risentono meno del rialzo dei prezzi” ha affermato Urso. “Per quanto riguarda il settore auto, la cui crisi dipende anche dalle regole sbagliate del Green Deal, le misure daziali americane non avranno un impatto sulla vendita di auto esportate negli Stati uniti perché sono di alta gamma e poco influenzate dal prezzo ma avranno impatto sulla filiera dell’automotive sulla componentistica che allo stato sembra il settore più a rischio”, ha aggiunto il ministro.

“Analogo impatto sembra esservi per il settore farmaceutico. Pochi giorni fa il presidente Trump ha annunciato misure draconiane, su prodotti farmaceutici realizzati da multinazionali americane in Italia. Occorre capire se queste misure siano davvero realizzate e di quali misure si tratti ma ad oggi non lo sappiamo, ogni stima può essere smentita. Se il quado non cambiasse il centro studi del ministero ha stimato un impatto del 10% in caso di dazi reciproci al 20% che scenderebbe al 6,5% in caso di dimezzamento”.

“NEGOZIATI EVOLVONO OGNI ORA MA USA RESTANO PRINCIPALE PARTNER CON IDENTICI VALORI E ALLEATI STRATEGICI”

“I negoziati evolvono di ogni ora”, ha ammesso il ministro delle Imprese e del Made in Italy ricordando i passi in avanti con Cina, Regno Unito, “mentre Vietnam, Giappone e India stanno ancora negoziando”. “Saremmo rassicurati che quella produzione non fosse obbligata a dirigersi come un’ondata anomala sul mercato europeo spazzando via imprese e produzione interna”, ha avvertito Urso, precisando: “Dovranno nel caso essere realizzate misure mirate ma ad oggi sono difficilmente ipotizzabili. Aspettiamo quindi i risultati dei negoziati che ci auguriamo prima di sviluppare una piena ed efficace mirata politica”.

 

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“Resta però una certezza: quando il mare è in tempesta bisogna guardare la bussola. Gli Usa restano uno dei principali partner commerciali dell’Italia e dell’Ue, per noi sono il secondo partner quello che stava crescendo di più. Inoltre vi è una differenza valoriale: gli Usa sono anche un alleato strategico che condivide gli stessi nostri valori”. Mentre per gli Stati Uniti la Cina è un avversario sistemico, ne dobbiamo tenere conto. La nostra bussola deve essere sempre quella dell’occidente con l’obiettivo di creare la più grande area di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico. Insomma l’obiettivo deve restare fermo: zero dazi tra Europa ed America”.

“UE DEVE ACCELERARE SU STRADA RIFORME, REPORT DRAGHI INAPPLICATO”

Nel contempo “dobbiamo accelerare sulla strada delle riforme europee, il nostro Continente rimane indietro sulla strada della competitività alla luce del report di Mario Draghi al momento del tutto inapplicato. Per questo dobbiamo cancellare quei dazi interni che ci siamo imposti che derivano dagli eccessi delle regole europee e di farlo subito con uno shock di semplificazione e di sburocratizzazione per le imprese e una contemporanea moratoria regolatoria per non introdurre altri lacci e lacciuoli su imprese che stanno già soffocando di burocrazia. Per questo abbiamo detto che occorre riveder le politiche settoriali che si sono rivelate fallimentari. E abbiamo presentato negli ultimi mesi numerosi elementi di indirizzi strategici per la revisione del CBAM, per rendere sostenibile la transizione energetica verso la piena decarbonizzazione dei settori della siderurgia della chimica della carta e del vetro. Per questo abbiamo presentato dei non paper sulla semplificazione burocratica per le pmi e altri settori come chimica, spazio, microelettronica. Per questo abbiamo chiesto che siano implementati subito accordi di libero scambio con Messico, Consiglio di cooperazione del Golfo, Mercosur”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel corso dell’informativa sui dazi alla Camera

“Per questo abbiamo chiesto all’Europa di monitorare la situazione per capire se occorre utilizzare la clausola di salvaguardia nel caso dovessero riversarsi in massa merci asiatiche nel nostro Continente”. E per questo ha aggiunto Urso, “abbiamo intenzione di rimodulare i fondi” come la “riprogrammazione di 14 miliardi per il Pnrr per il quale dobbiamo parlare con l’Ue” e “i fondi di coesione per il quale occorre interloquire con le Regioni”, ha concluso Urso



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